Pooh 50 – L’ultima notte insieme, recensione

Ascoltare Pooh 50 – L’ultima notte insieme è un poco come sfogliare un album di famiglia, quando ti rendi conto, riguardandolo, di quanto fossero belli i momenti ritratti nelle fotografie che si sono raccolte nel tempo. Questo triplo cd uscito il 16 settembre (ma venerdì 30 ne usciranno altre versioni deluxe in cofanetto, compresa una con 5 Lp in vinile) testimonia cinquant’anni di carriera del gruppo più longevo e più conosciuto d’Italia e contiene brani che possono essere ascoltati in almeno tre modi diversi. I pezzi storici sono infatti riproposti con nuovi arrangiamenti live registrati durante i concerti milanesi allo stadio di San Siro, e permettono di ammirare ancora una volta la maestria vocale a cui il gruppo ci ha abituati e la ricchezza del sound con cui stanno girando l’Italia nella loro tournée-canto del cigno. Ma sono anche canzoni che ci hanno accompagnati per cinque decadi, facendo da colonna sonora ai nostri momenti importanti. Estati, vacanze, innamoramenti, nascite, saluti… vivevamo le nostre vite e i Pooh suonavano le loro canzoni alla radio o in tv, per cui l’effetto nostalgia è lì, canaglia, pronto a strappare un sorriso legando un pensiero a un determinato ritornello mentre accompagniamo la canzone a mezza voce. E infine, sono anche la testimonianza, preziosa, di come sia cambiata in mezzo secolo la musica leggera italiana, anche grazie all’apporto fondamentale dei Pooh. Cento milioni di copie vendute nel corso della loro carriera, guilty pleasure in anni in cui ascoltare musica doveva essere sinonimo di impegno sociale, hanno saputo fare le loro piccole rivoluzioni con eleganza e mestiere, parlando di temi anche scomodi e forse ottenendo più successo (in entrambe le accezioni del termine) di quanto abbiano fatto artisti cosiddetti di rottura. Terrorismo, omosessualità, la fine di un amore, piccole storie o grandi temi, hanno cantato l’Italia che cambiava e cresceva con serietà e talento, senza mai dimenticare di essere musicisti ed artisti, con tutte le responsabilità che questo comporta.

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Alcune delle canzoni contenute in Pooh 50 – L’ultima notte insieme le sappiamo a memoria. Si iscrivono nel dna, nelle memorie akashiche, ed è facile verificarlo: basta accennare “Ohh Ohh…” e chiunque, di qualsiasi età, risponderà correttamente “…piccola Katy” (il che è stupefacente visto che sono passati 48 anni dall’uscita del disco originale). Oppure provate a chiedere di completare la frase “Mi dispiace devo andare…“: è inevitabile che vi arrivi la risposta “…il mio posto è là“. Altre invece sono forse meno conosciute, ma restano comunque chiaramente canzoni con il marchio di fabbrica dei Pooh, e sono altrettanto importanti rispetto ai grandi evergreen perché aiutano a ripercorrere il percorso artistico del gruppo, dagli esordi ai giorni nostri. Parsifal, Chi fermerà la musica, Pierre, Uomini soli, Pensiero, Tanta voglia di lei… è impossibile recensire un album che contiene titoli come questi, perché trascende la musica e diventa testimonianza storica e sociologica. Posso soltanto azzardare quindi un discorso sui quattro inediti registrati in studio che chiudono la raccolta, fingendo che siano semplicemente, ancora una volta, il disco appena uscito dei Pooh. Tante storie fa è un brano dal ritmo veloce con l’inequivocabile marchio di fabbrica del gruppo scritto da Red Canzian, che parla di scelte, di errori e di percorsi visti in prospettiva mentre si tirano le somme di una vita. Assolutamente encomiabili i ritornelli corali che si alternano alle strofe cantate a turno da ognuno dei cinque musicisti, ed ascoltandolo è impossibile non pensare che i magnifici cinque non ritrovino qualcosa di sé e della propria lunghissima carriera nel testo. Le cose che vorrei invece, scritta da Dodi Battaglia, guarda al futuro ed è una ballad con un ritornello accattivante ed un testo particolarmente sentito e coinvolgente, scritto da Stefano D’Orazio come del resto tutti quelli dei nuovi brani presenti nella raccolta. Tra tutti gli inediti è probabilmente quello che sarebbe stato scelto come singolo in un normale disco dei Pooh edito nel 2016 perché funziona nella sua onesta e diretta semplicità. Traguardi è un brano solo strumentale di Roby Facchinetti che i fan hanno avuto modo di ascoltare come apertura e come chiusura della scaletta dei concerti nel tour di commiato.

L’inizio del brano è essenzialmente dedicato alla chitarra elettrica e si apre presto in uno sviluppo maestoso che ricorda C’era una volta di Pinocchio, il musical scritto dai Pooh e messo in scena dalla Compagnia della Rancia. Piacerà sicuramente a chi ha apprezzato la componente sinfonica che molto spesso hanno saputo regalare ai propri dischi sdoganandola, da veri pionieri, nella musica leggera. Ancora una canzone infine, anch’essa scritta da Facchinetti, è il saluto con cui si concludono i concerti ed è anche il brano scelto per la programmazione radiofonica. Ha una valenza essenzialmente emotiva per via del titolo e del testo, inevitabilmente malinconico visto che preclude al commiato (definitivo…), e per la dedica a Valerio Negrini, uno dei fondatori dei Pooh scomparso nel 2013. I Pooh dunque si scioglieranno dal 1 gennaio 2017 e Pooh 50 – L’ultima notte insieme sarà il loro ultimo disco insieme. Ma permettetemi di dire ancora soltanto una cosa: quando si sono raggiunti i traguardi a cui sono arrivati loro un disco celebrazione come questo non dovrebbe assolutamente essere considerato un testamento professionale quanto piuttosto un manifesto. Di quelli che contano.

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