Non c’è più religione: trailer del film, trama, recensione

Non c’è più religione. Quante volte abbiamo sentito questa frase? Penso tante, ebbene il famoso modo di dire è anche il titolo del nuovo film di Luca Miniero che, però rispetto a commedie come Benvenuti al Sud o Un boss in salotto, trasforma un’idea geniale in un lungometraggio che non decolla mai e che, mediante una serie di eventi paradossali, ci vuole far riflettere sulla multietnicità nel nostro Paese. Il risultato non raggiunge la sufficienza. La pellicola, che ha dei lati positivi soprattutto nel primo tempo, in realtà a causa di una sceneggiatura mal strutturata e confusionaria, non brilla per inventiva ed eccelle per cattivo gusto a causa dei troppi cliché sulle varie confessioni religiose, in particolare sul Cattolicesimo e sull’Islamismo.

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Non c’è più religione è, dunque, l’ennesimo film di Natale che non convince e non diverte, nonostante la presenza di un cast di ottimi attori come Alessandro Gassman, Claudio Bisio e Angela Finocchiaro, l’unica che ci fa sorridere. Marta – una suora tuttofare, che nella scena in cui parla con Gesù ricorda Don Camillo – è una delle poche note positive della commedia, ambientata a Porto Buio, un’isola del Sud, famosa per il presepe vivente e per la bassa natalità tanto che Gesù è interpretato da un ragazzino in sovrappeso che è l’unico bambino italiano registrato all’anagrafe negli ultimi anni. Cecco (Claudio Bisio), il sindaco del Paese, chiede ai musulmani – che vivono sull’isola – in prestito un neonato per rinnovare la storica tradizione del presepe. Nella comunità tunisina vive Bilal (Alessandro Gassman), italiano convertitosi per amore all’Islam e amico di vecchia data del primo cittadino e di suor Marta. Da qui una serie di gag che sconfinano verso il finale nel ridicolo.

Eppure in Non c’è religione, nonostante i difetti sopra menzionati, il messaggio c’è. L’Italia è cambiata e non è più quella descritta magistralmente da Edoardo De Filippo in Natale in casa Cupiello. La presenza di altre fedi religiose ci dovrebbe portare, secondo il regista, ad aprire il cuore e la mente a chi consideriamo ‘diverso’; questo però non significa che dobbiamo rivedere le nostre tradizioni, adeguandoci ai costumi delle altre etnie. Vuol dire piuttosto una maggiore predisposizione all’accoglienza e all’ascolto. Peccato che il tema principale, a sfondo didascalico, si mescola con una storia personale e soggettiva, come l’amicizia fra i tre protagonisti della pellicola, rischiando di confondere lo spettatore che potrebbe uscire dalla sala cinematografica un po’ disorientato e anche deluso. Di seguito il trailer di Non c’è più religione.

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