Nek, Unici è il nuovo album: la recensione

Ascoltando Unici, il nuovo album di Nek, mi vengono in mente alcuni versi di un poeta libanese. Khalil Gibran scriveva poesie in cui celebrava l’Amore inteso non solo come legame tra due persone ma soprattutto come una forza spirituale che attraversa tutte le cose. “Amatevi l’un con l’altra, ma non fatene una prigione d’amore; piuttosto, vi sia un moto di mare tra le rive delle vostre anime”, scriveva Gibran. Filippo Neviani – in arte Nek – rende omaggio al sentimento, che tanto ha attratto poeti e cantori, in una chiave nuova e diversa. Il cantante di Sassuolo, rispetto ai primi lavori, è cresciuto sia nella poetica sia nella musica, che è meno acerba e sicuramente più convincente nel ritmo. Le parole sono calibrate e sentite. L’Amore, dicevamo. Tutto parte dall’unicità nel brano che dà il titolo al nuovo album (Unici, appunto). Siamo irripetibili e maledettamente complicati nelle nostre ostinazioni, eppure così vivi. “La scienza tutto sa ma non cos’è l’Amore”, canta Nek.

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Il nuovo album è un surrogato di emozioni e sensazioni viscerali. Giulia Anania è l’autrice di Differenti, la seconda canzone di Unici. Questo brano parla di un sentimento non possessivo, che non si lega a un “per sempre”, ma sa vedere la bellezza anche nei difetti. E poi ci sono i valori di Nek in Questo so di me e il duo con J–Ax in Freud, un brano ritmato e accattivante. Undici pezzi ben distribuiti, ricchi di spunti, con frasi che restano nella mente e nel cuore. Uno di questi giorni è certamente la canzone più riuscita dell’album e non solo per lo stile. Il pezzo è contemporaneo nei contenuti, perché – diciamocelo – chi non ha mai desiderato di fuggire via e di evadere da una quotidianità schiacciante per assaporare l’attimo fuggente? “Finché mi resti addosso, il mondo è nostro”. Segue Mia, che mostra tutte le contraddizioni di un uomo innamorato che non vuole dividere la propria donna con nessuno.

Il nuovo album di Nek, Unici, piace e convince. Da Il Giardino dell’Eden a La mia Terra il cantante torna alle radici tra passato, presente e futuro, raccontando le mille sfumature di un sentimento che cambia di volta in volta forma pur mantenendo la medesima intensità. Le emozioni sono variegate. In Era ora c’è un pizzico di rabbia che trapela pure nella canzone più bella, dal punto di vista testuale, dell’intero album. In braccio è, infatti, come un pugno allo stomaco. Nek ringrazia la buona sorte “ma non è abbastanza!”, dice. “Mi devi credere, quando ti giuro che, ora tocca a me, sarò io a prendere in braccio te, se tutto è fragile, ricorda solo che, ora tocca a me, sarò io a prendere in braccio te”. Unici si chiude con Futuro 2.0; in questo pezzo Nek spera in un futuro migliore per sua figlia. Il tredicesimo album del cantante, in vendita dal 14 ottobre scorso e prodotto dallo stesso Nek e da Luca Chiaravalli, è un lavoro perfettamente riuscito che emoziona e rende ancora una volta giustizia a un artista completo, che ha suonato tutti gli strumenti e che con la sua voce energica e potente parla agli uomini e alle donne di oggi.

 

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