La domanda di Cultura è in calo? C’è bisogno di Coltura

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Ogni uomo, anche il più diseredato, ha un patrimonio. Non si tratta di beni mobili e immobili, bensì di un possedimento intrinseco che si trova nella scatola cranica di ciascuno di noi. La ricchezza è nella nostra testa, in quella materia grigia quasi del tutto inesplorata. Un ammasso di cellule, da cui si originano i pensieri. Inquietante no? Ci fa paura pensare che siamo il frutto di scariche elettriche, forse perché ciascuno di noi sa, nel profondo di sé, che oltre la materia c’è dell’altro, come sta dimostrando la Neuroscienza; per esempio con la Teoria delle Stringhe.

Tuttavia, restando nel territorio della mente e più in particolare nei confini del cervello, si sa ormai che la materia grigia è come un terreno che, per dare i frutti, deve essere coltivato altrimenti inaridisce. I modi e le forme per la coltura del terreno (tanto per continuare con la metafora) sono molteplici e portano tutti verso un’unica direzione: Cultura. Qualcuno ha detto o scritto che «la cultura è il cibo della mente». In realtà questa frase è uno slogan, una sorta di litania che si pronuncia tanto per tenere la coscienza a posto, come fanno quelle persone che recitano le preghiere, ogni giorno alla stessa ora, per anni, senza carpirne il senso profondo. Senza vivere quelle parole con amore!

Tutti ormai ritengono che la cultura sia importante, che leggere sia vitale. Eppure, come ha dimostrato il recente rapporto di Federculture, in un anno gli italiani hanno speso 3miliardi in meno per la lettura, per il cinema, per il teatro, per l’arte. Ed è notizia di queste ore che il Ministero dei Beni Culturali rischia il tracollo per morosità, poiché è in debito di 40milioni di euro. Uno scandalo, tutto italiano. Ma di chi è la responsabilità? La mia e anche la tua che mi stai leggendo. Proprio così, perché sia io, sia tu stiamo permettendo questo scempio, continuando ad affidare il nostro patrocinio artistico e culturale a persone che non hanno “coltivato” la loro materia grigia e, quindi, non hanno né un senso dello Stato né una sensibilità verso la cultura. Avendo ottenuto il lavoro con metodi clientelari, questi individui, che si trovano nei pubblici uffici – a cominciare dalla piccola biblioteca del paesino per giungere nelle stanze dei Ministeri – stanno facendo perdere al nostro Paese la sua identità. Io e te possiamo fermare questo scempio, non solo chiedendo a gran voce competenza, motivazione e affidabilità ma anche impegnandoci noi stessi a coltivare la nostra mente per essere competenti, motivati e affidabili…

Maria Ianniciello 

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