FIAT, IL VERTICE DI PALAZZO CHIGI? OPPIO PER GLI AMMALATI

L’Italia sta pagando a caro prezzo anni di sperperi e di parassitismo. Fiat ne è un esempio. La casa automobilista torinese e tutti i suoi indotti sono stati un ufficio di collocamento, senza se e senza ma. Fiat era un affare che andava bene a tutti, politici compresi. Per gli operai, senza generalizzare, che entravano in Fiat, quell’occupazione era per la vita, un posto sicuro dove il merito aveva poco, pochissimo, valore.

Oggi ci si lamenta che il vertice di Palazzo Chigi non ha risolto la situazione. Ma come dare torto al Lingotto che per anni ha dato da mangiare agli affamati, i quali (non tutti s’intende) si mostravano anche ingrati e privi di riconoscenza? Tanto per fare un esempio: ho visto operai della Fiat acquistare auto di altri gruppi. E poi parliamo e scriviamo di crisi? Perché non ci facciamo tutti un esame di coscienza? La Fiat si è stancata di dare. E’ vero che ha ricevuto molto dallo Stato, ma è anche evidente, e questo nessuno può negarlo, che l’industria italiana si regge sulla Fiat, oltre la quale c’è quasi il nulla…

Qualsiasi imprenditore, che vive in una nazione irresponsabile, focalizzerebbe la sua attenzione solo sull’azienda. L’Italia è un Paese dove la pagnotta quotidiana, e spesso più della pagnotta quotidiana, ha la priorità sul benessere della collettività! La soluzione purtroppo è utopistica e per realizzarla ci vorrebbero anni: bisognerebbe creare una società in cui gli imprenditori sappiano fare impresa, mettendo in prima linea il merito, e gli operai svolgano con dedizione il proprio lavoro. Fatto questo, l’Italia potrebbe uscire dalla crisi! I ddl, i piani, i vertici? Soluzioni momentanee che sono come oppio per gli ammalati terminali…

Maria Ianniciello

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