Vent’anni di musica con i GTO

gto 1“Little Italy” è il quinto album che festeggia il ventennale degli umbri GTO. Edito, pubblicato e promosso dalla Music Force, l’album presenta undici brani da ascoltare e da ballare. I Gto spaziano sapientemente dal folk al rock, dalla musica balcanica al blues senza mai perdere un appeal tutto particolare ed intriso di sottile polemica. Stefano Bucci (voce), Luigi Bastianoni (fisarmoniche, chitarre, voce), Alessandro Bucci ( batteria), Piero Passeri (Basso), Romano Novelli (chitarre e voce)  raccontano, infatti, difetti, amori, pregiudizi e illusioni di un’Italia insoddisfatta e sovraffollata. Cultura &Culture li ha incontrati per conoscere più a fondo la loro storia e la loro musica.

“Little Italy” è il vostro quinto album. Cosa racchiude e quanto dei vecchi lavori porta con sé?

«“Little Italy” porta con sé tutta la storia dei Gto con un respiro più universale rispetto agli album precedenti. C’è il folk ma anche il rock e la musica in levare; c’è la musica d’autore ma anche una certa passione latina».

 Vent’anni di musica sono anche vent’anni vissuti insieme. Cosa fa da collante tra voi?

 «Mah… penso che il collante fra di noi sia il fatto che veniamo tutti dallo stesso posto, siamo amici d’infanzia, abbiamo condiviso la nostra adolescenza i nostri sogni e la passione per la musica . Il che non vuol dire che non si discuta; ognuno di noi ha una personalità differente ma il fatto di conoscerci bene ci aiuta a superare meglio le difficoltà».

 Il giusto viene puntualmente messo in croce?

«Assolutamente si. Cristo, Gandhi, M.L.King, Lincoln, J.F.K., Peppino Impastato, Falcone, Borsellino (e la lista sarebbe lunghissima) non sono forse stati uccisi? C’è una certa perversione nella natura umana che tende a salvaguardare quelli che mantengono l’ordine precostituito e ad uccidere (in senso lato) quelli che lottano per cambiare l’ordine delle cose. Barabba è un esempio…»

Vi sentite poeti, santi, navigatori o niente di tutto ciò?

 «Poeti sarebbe troppo pretenzioso, santi non ne parliamo. Si, ci sentiamo navigatori, gente che gira l’Italia e il mondo portando in giro passione e cuore».

Storie nomadi e un po’ gitane affollano le vostre canzoni. Come mai?

 «Le nostre storie vengono spesso da storie vere, vissute. Siamo sempre molto attenti ad ascoltare chi ha qualcosa da dire o da raccontare. Viviamo in un posto di confine (fra Umbria e Toscana ndr) e qui vivono personaggi che hanno storie incredibili da raccontare ma che moriranno con loro. Noi cerchiamo di stare attenti a non farle morire».

GTO 4 Nella vostra musica ci sono più Echi di campagna o di città? 

«Senza dubbio di campagna perché noi viviamo in campagna. Apriamo la finestra e vediamo gli alberi, le colline, il fiume. Sarebbe assurdo che noi scrivessimo storie urbane. La città rappresenta comunque sempre un punto d’arrivo, il posto del sogno dove ci sono cose che in campagna non si possono trovare, un cinema, un teatro, le luci, la gente che non si conosce…»

 Cosa vi comunica la strada?

«Tutto: la strada è conoscenza; girare, viaggiare è il modo migliore per aprirsi, capire che il mondo è uno, che esistono realtà diverse dalla tua».

 Nel corso degli anni quali sono i posti che vi hanno lasciato di più e quali di meno?

 «Ma, in generale i posti dove abbiamo lasciato il cuore sono quelli dove la gente ascolta e si mette in sintonia con la band, cerca di divertirsi e mostra calore. C’era un periodo, alla fine degli anni novanta, quando suonavamo molto spesso nei pub o nei locali, che ci dicevamo sempre: se nel locale c’è l’arredamento di legno allora la serata andrà bene, se è d’acciaio stiamo preoccupati».

 Cosa sperate per il vostro futuro musicale e per quello degli altri, più in generale?

«La speranza è che qui in Italia ci sia più apertura verso tutti quelli che fanno buona musica e sono tanti. Le grosse radio oramai passano tutte le stesse cose ed è molto difficile emergere per qualcuno che vale veramente se non ha dietro grossi budget da spendere. Questo non succede in America o in Inghilterra dove c’è un rinnovamento continuo. Qui il rinnovamento non esiste; siamo inchiodati alle stesse cose di sempre».

 Quali sono i prossimi progetti e i prossimi live in programma?

«Abbiamo fatto due mesi di presentazione del disco (fra radio tour e live). Ora ci prendiamo una pausa e a settembre si riparte. Il prossimi progetti sono due: una raccolta del nostro materiale migliore (con qualche inedito) e un libro a cui Stefano il cantante sta lavorando da un po’ di tempo per raccontare questi primi vent’anni dei GTO».

Raffaella Sbrescia

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