Roma, in scena “Frida Kahlo – il ritratto di una donna”

kahlo eliseoChe fosse un evento importante era nell’aria da diverso tempo. La conferma c’è stata stamani, nell’affollatissima conferenza stampa nel foyer del Teatro Eliseo di Roma. Il cast al completo, gli autori Alessandro Prete (nonchè regista), Igor Maltagliati e Luca Setaccioli, la protagonista Alessia Navarro, Maria Teresa Ceron Velez, addetta culturale dell’Ambasciata messicana, e il simpaticissimo Pino Insegno a fare gli onori di casa e a introdurre quello che sembra avere tutti i crismi per diventare l’appuntamento teatrale più stimolante della stagione. Il simpatico attore (compagno della Navarro), in veste di promoter, ha spiegato la genesi dello spettacolo, iniziata diversi anni prima quasi parallelamente a un altro spettacolo che riscosse un bel successo: Edgar Allan Poe – il racconto di un uomo. «In quel caso – spiega Insegno – adottammo una multimedialità innovativa, utilizzando cinema, danza, musica e recitazione. Una critica di Baltimora scrisse che era il racconto mai scritto di E. A. Poe e questo ci fece molto piacere. Teatro EliseoPoi lavorammo su Frida. Avevamo già in programma Frida Kahlo, un’altra storia molto importante. La fatalità, molto fortunata, ha voluto che andassimo in scena proprio mentre alle Scuderie del Quirinale c’è una mostra strepitosa e con le quali abbiamo una joint-venture, non cercata, per cui chi va alla mostra può venire in teatro con un forte sconto». Non è mancato un pizzico di polemica verso il sistema vigente in Italia, per cui «Ci ho messo trenta anni per arrivare all’Eliseo», chiosa Pino Insegno, «dove ho iniziato a studiare da giovane, e quindici giorni per arrivare a Broadway. Questa è la storia di uno spettacolo che utilizza una scenografia imponente, con il palco che ruota e grande multimedialità. Vedrete uno spettacolo bellissimo». Concluso il suo intervento, la parola è passata al regista Alessandro Prete (regista ed autore molto importante, con testi rappresentati in Europa, soprattutto in Francia) che ha spiegato come, non tanto tecnicamente quanto concettualmente, ha costruito lo spettacolo, «riunendo tutte le arti visive senza sovrapporle, anche la danza – racconta –. Tutte le arti figurative raccontano lo spettacolo sul palco, dandomi lo spunto per raccontare il sottotesto dei quadri che rappresenteremo. Ho avuto l’audacia – continua – di tentare di rappresentare la donna, di ogni tempo, scrivendo il testo, quasi paradossalmente, con altri due maschi, per tirar fuori il femminile e portarlo all’estremo. In questo spettacolo l’aspetto femminile è fortissimo». Dal canto suo, l’attrice protagonista Alessia Navarro, (laureata in antropologia e messicanista) è scesa nel particolare della rappresentazione scenica, dove non si assisterà all’ennesima biografia di Frida Kahlo, ma «ad ogni quadro che man mano si comporrà davanti ai vostri occhi – spiega – corrisponderà una vicenda differente, una donna differente, e quindi questo è il regalo più bello che un regista e uno sceneggiatore possano fare ad un’attrice! Mi ritrovo quindi a interpretare la donna malmenata, la donna che ha rapporti lesbo, la donna determinata, quella che soffre fisicamente, quella arrabbiata con la vita», ma ha tenuto a precisare di non volersi assolutamente sostituire a Frida sulla scena, «perché – continua – ho un’adorazione per Frida che risale a più di quindici anni fa, anzi, avere la possibilità di poter restituire in minima parte quelle emozioni, quelle sensazioni che Frida contiene in se e nei suoi quadri, per me è il regalo più bello che potessi ricevere. E’ lei che dà a me e non viceversa». L’importanza del “progetto Frida” è stato ribadito dalla Ceron, la quale ha sottolineato come lo spettacolo sia stato approvato e gradito dall’Ambasciata e come, insieme alle mostre (ora a Roma, poi a Genova) su Frida, contribuisca alla conoscenza della cultura messicana oltre la pittura, perché la Kahlo e Diego Rivera sono stati importantissimi non solo nell’arte ma anche nella vita politica e sociale messicana, collaborando con diverse realtà europee e statunitensi. Insomma, si prospetta uno spettacolo molto moderno, multimediale, culturalmente interessantissimo e gli autori hanno tenuto a ribadire il concetto che cultura e spettacolarizzazione non sono antitetiche, ma che anzi l’arte deve essere un rinforzo imprenditoriale. «Attrarre e interessare i giovani è vitale per il teatro», hanno concluso gli autori rifiutando l’idea che creare opere culturali equivalga a produrre noia. Non essere didascalici è il loro credo e indicativa è la definizione che ha usato Luca Setaccioli, coautore, nel definire la loro opera «una risonanza magnetica di un grande personaggio». Ora la parola passa al pubblico, dall’1 al 13 aprile 2014.

Paolo Leone

 

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