“Loud like love” la settima vita dei Placebo

placeboCon “Loud like love” i Placebo tornano su piazza per la settima volta: Brian Molko, Stefan Olsdal e Steve Forrest confermano pressoché invariato il loro stile con ritornelli aperti ed orecchiabili senza, tuttavia, rinunciare alle provocazioni con temi delicati come: l’alcool, l’amore, la passione, la morte, la lotta e la rivincita. L’album si apre con la title track “Loud like love” in cui le parole respiro e credere ricorrono, a più riprese, dando l’idea di un animo in affanno e che non riesce a stare dietro ai come e ai perché della vita. “Scene of the crime” si lascia sedurre da un’ammaliante incursione di suoni elettronici mentre la hit “Too Many Friends” lascia che l’animo venga prosciugato da finte relazioni telematiche. L’inconfondibile voce, quasi metallica, di Molko o si ama o la si odia, questo è ormai risaputo, eppure è altrettanto vero che il leader dei Placebo riesce a cavalcare le impennate chitarristiche con notevole carisma. Le ripetizioni contenute nella triste ballad intitolata “Hold on to me” lasciano uno spiraglio di sorpresa al sopraggiungere degli archi, i quali regalano un mood insolito al brano. “Who said the race was over?”, “Our task is to transform ourselves, individual units of consciousness” cantano i Placebo e, mentre “Rob the bank” è in realtà una richiesta d’amore, “A million Little Pieces” è davvero il pezzo più intenso di tutto il disco:  errori, rimpianti, rimorsi, ripensamenti sono gli ingredienti principali di un brano da ricordare. Una serie di distorsioni ed effetti multistrato rendono “Exit wounds” molto particolare. La catarsi emotiva e sentimentale di “Purify” e la resa di “Begin the end” lasciano, infine, lo spazio a “Bosco” che chiude il disco intarsiandolo di ulteriori consapevolezze e cattivi pensieri.

 Raffaella Sbrescia

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