“Lontano” dai luoghi comuni con i 373°K

Lontano Cover Front“Lontano”, così s’intitola il secondo album dei 373°K, la band nata e cresciuta a Bologna che, attraverso le dodici tracce di cui si compone l’album, intende trasmettere ogni singola rinuncia personale in nome del rock. I 373°K riescono a dare una loro chiave di lettura a questo tipo di musica attraverso delle sottili sfumature, spennellate di sentimentalismo.

L’album, completamente autoprodotto, segue quindi una linea personale cercando, con successo, una propria identità. La title track “Lontano” è piena di parole dure e scolpite come un manifesto che vuole restare impresso nella mente mentre “La fenice” è l’evoluzione di un amore tanto intenso da diventare distruttivo, insinuandosi negli angoli più bui dell’anima. Il falsetto fuorviante del brano conduce chi ascolta verso picchi di lirismo ampiamente smorzati dal sound più country di “Non c’è più tempo per voi”. Bando agli spavaldi e ai ricchi assettati di potere e compratori di libertà, i 373°K sanno bene cosa vogliono e non la mandano certo a dire. La seducente, abbagliante, inebriante aurora generata dalla mistica unione dei sensi di “Intera” rappresenta, invece, la dolcezza che non ci si aspetterebbe. La donna viene esaltata, addirittura come immagine umana del sole, fonte di vita e di amore in “Mia dolce metà”: quanta poesia. Neanche il tempo di crogiolarsi tra soavi e gaudenti immagini che si ripiomba tra le ipocrite realtà de “Le ali” in cerca della libertà, solo immaginata, in “Via da qui”. Il desiderio di fuga è vigoroso, potente, insistente e trova il suo sbocco naturale in “Gli angeli”.

La band, composta da: Tia Villon (voce,pianoforte,tastiere),Vincenzo Adducci (chitarre,cori), Rocco Romani (basso e cori) e Francesco Lupi (batteria,percussioni) si avvale di testi scritti da Mattia Milesi e spesso si avvinghia al tema della fuga dall’obbligo morale e dall’oblio nel mondo  seguendo la linea del cuore. La “Luce bianca” è quindi un inno alla speranza e all’ottimismo per non venire risucchiati dal male contemporaneo. La fiamma del cuore continua a bruciare, cantano i 373°K in “Eppure sei qua” proprio mentre desideri inespressi cadono come stelle cadenti nel mare di speranze bruciate de “Le stelle”. Il disco si chiude con la dolce “Autoconfessione”, bonus track dell’album, eseguita completamente in acustico che mette ancora una volta in risalto la paura che tutto si perda in un “…e se”.

Raffaella Sbrescia

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