La recensione di “Encore”, l’album da solista di AlteriA

cover Encore lowStefania Bianchi è AlteriA, una donna con un’energia davvero impressionante. Cantante e autrice, Vj e speaker radiofonica, l’artista ha calcato tanti palchi italiani e non solo. Lo scorso 3 dicembre è stato pubblicato “Encore”, il suo primo album da solista. La sua voce, riconosciuta da più parti come una tra le più potenti dello scenario rock italiano è sicuramente l’elemento chiave di questo disco, caratterizzato da un sound rock oriented ma che, attraverso una sottile ed immancabile linea melodica, si avvicina anche ad altri generi creando una sorta di eterogeneità che non dispiace. Un ruolo di particolare pregio è svolto dal basso di Fernando De Luca,  protagonista in ben più di un’occasione all’interno del disco.

AlteriA
AlteriA

La vocalità di AlteriA e le incursioni elettroniche conferiscono alle 10 tracce che compongono l’album, registrato e missato da Dualized presso gli studi dello Zeta Factory, una serie di suggestioni molto diversificate tra loro: si va dalla potente scarica emotiva di “Sick my soul” alla sottile linea melodica di “Bad Trip” o, ancora, alla spigolosa acidità di “Like an atom”. “Sickness” è uno dei brani più intensi, il ritornello, intensamente gridato, sparato, inchiodato nella testa dell’ascoltatore, ne costituisce un indubbio punto di forza mentre la title track “Encore” si affida ad un ossessivo riff di chitarra che s’insidia, con insistenza, nella memoria. Il lamento esistenziale di “Empty land”  diventa confuso ed inquietante in “In your grave”. L’atmosfera si fa subito più leggera con “Protection” trasformandosi in un’astratta dimensione spazio-temporale in “Angel – love”: l’amore è il mantra da ripetere per mantenere una connessione con il mondo reale. Chiude il disco “Dust”: una fulminea intro psichedelica lascia subito il passo ad un sound che picchia duro per non lasciare che il cuore caschi nella rete delle debolezze umane. AlteriA corrisponde all’idea della concretizzazione della forza femminile ma l’invito è quello di osare ancora di più e di sfruttare la forza della propria vocalità per spingersi oltre i confini del rock che conosciamo.

 Raffaella Sbrescia

 

 

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