LA CITTA` DI PLASTICA

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A Roma, dal 23 al 25 novembre 2012, in occasione della Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne l’associazione culturale Rondini, in collaborazione con la Compagnia della Luna e Progettarte, presenta “La città di Plastica” di Silvia Resta e Francesco Zarzana, interpretato da Claudia Campagnola, con la regia di Norma Martelli al Teatro Due di Roma nell’ambito della rassegna Sguardi S-velati: punti di vista al femminile, giunta alla terza edizione.

La Città di Plastica ha ricevuto il patrocinio di ALDA – Association of the Local Democracy Agencies (sede presso il Consiglio d’Europa di Strasburgo), della Regione Lazio – Assessorato alla Cultura Arte e Sport, della Provincia di Roma – Assessorato alle Politiche Culturali ed è stato invitato quest’anno nella rassegna internazionale “Migraction 5” al Theatre de l’Opprimé di Parigi. Lo spettacolo sostiene il WFP Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite.

 

LO SPETTACOLO

Neda, Hanifa e Rose, dall’Iran, dall’Afghanistan e dal Kenya, ci raccontano il dolore, realmente vissuto dalle protagoniste, di chi ancora oggi in quanto donna, non solo non può scegliere della propria vita ma anzi viene costretta a subire la completa mancanza di libertà, fino ad essere ridotta allo stato di schiavitù.

Tre donne contemporanee. Neda, Hanifa e Rose. Tre voci dalle cronache dei nostri tempi. Dall’Iran, la voce di Neda Salehi Agha Soltan, la studentessa uccisa a Teheran, durante le proteste divampate dopo le elezioni presidenziali del 2009 e barbaramente represse dal regime. La sua storia ha emozionato il mondo grazie alla diffusione di un video amatoriale che ne ha documentato la morte. Dall’Afghanistan, la storia di Hanifa. E lo strazio di migliaia di ragazze che per sfuggire alla schiavitù dei matrimoni combinati, all’orrore di un marito vecchio e brutto, scelgono di darsi fuoco. Si cospargono di benzina e si bruciano. Alcune muoiono, altre finiscono ustionate a vita. È la loro dannata strada per la libertà. Dal Kenya, l’ ultima protagonista: si chiama Rose. Come le rose che lei va a tagliare, nelle serre sul lago Neivasha. Costretta per pochi dollari a respirare polveri tossiche e concimi killer, dieci ore al giorno sotto i teloni a più di quaranta gradi. Una città di plastica sorta per il profitto delle multinazionali, che produce tumori e fiori. Fiori che finiscono in occidente, comprati e scambiati come simbolo d’ amore. Lo spettacolo sarà presentato poi dal 18 al 23 dicembre al Teatro Ambra alla Garbatella di Roma.

 

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