Andrea Tidona: «Sul set di Braccialetti Rossi emozioni vere»

Andrea Tidona in Braccialetti rossi
Andrea Tidona in Braccialetti rossi

 

Tra le interpretazioni più intense sicuramente quella del film “La meglio gioventù”, che gli valse il Nastro d’Argento come miglior attore protagonista, ma anche altri ruoli in grandi film come “I cento passi” di Marco Tullio Giordana e “La vita è bella” di Roberto Benigni. Richiestissimo sul piccolo schermo, apprezzato attore di teatro, impeccabile in veste di doppiatore, Andrea Tidona si racconta in quest’intervista.

Andrea, qual è la Grande Bellezza di questo lavoro?

Credo sia proprio il lavoro in stesso, cioè questa cosa strana che non sai perchè tu debba metterti davanti a una cinepresa o su un palcoscenico e diventare un altro. La Grande Bellezza è essere un giorno un re, un giorno un boss, un altro giorno una persona gentile e generosa poi uno stronzo o ancora un povero disgraziato. E tutto ciò ti può sorprendere come accade nella vita. Del resto io ho dovuto aspettare di essere quasi un cinquantenne prima di ottenere una consacrazione sul grande schermo pur avendo avuto in precedenza buone soddisfazioni a teatro.

Le è piaciuto il film di Sorrentino?

Lui indubbiamente è un bravo regista, nulla da dire ma non mi ha sconvolto e non credo sia un film da Oscar. La verità è che noi veniamo apprezzati dagli americani in un certo modo e così è stato anche nei precedenti film che hanno vinto il Premio. Credo che ‘La grande bellezza’ non sia il miglior lavoro di Sorrentino ma ben venga un Oscar al cinema italiano”.

dal sito dell'attore
dal sito dell’attore

Parliamo di fiction perchè lei è gettonatissimo. Su Mediaset è appena iniziata con buoni risultati in termini di ascolto “Le mani dentro la città”. Che esperienza è stata?

Intanto il cast è notevole quindi è sempre un piacere lavorare in situazioni del genere. I numeri e gli ascolti sono importanti ma dico sempre che è altrettanto fondamentale per chi ci lavora, quando la sera si va via dal set, essere consapevoli di aver dato il massimo. E così è stato, poi il regista Alessandro Angelini è bravissimo. A me piace passare da un ruolo di una persona affettuosa, dolce e generosa come in ‘Braccialetti rossi’ a un duro capace di far scannare chiunque, addirittura i figli pur di andare avanti. Per un attore fare la parte del cattivo è sempre una sfida, può essere molto divertente. Poi, era ora che si parlasse dell’invasione di certi fenomeni in tutta Italia e in particolare in Lombardia che è la regione più ricca. Andando avanti con le puntate si vedranno sempre meglio i legami tra ‘ndrnagheta, politica, finanza, sanità. Una bella storia.

E` una fiction destinata a diventare una serie come Squadra antimafia?

Non credo assuma la forma di una serialità ma la possibilità che si vada avanti è reale, magari con qualcosa di più contenuto.

Il grande successo di “Braccialetti rossi” ha sorpreso anche lei?

Che andasse bene ne ero davvero convinto ma forse si è arrivati oltre le migliori attese. Alcuni addetti ai lavori erano spaventatissimi, convinti di non catturare tantissima audience e invece noi sul set sentivamo che c’erano emozioni vere, quelle che oggi vuole il pubblico. Che poi scoppiasse questa Braccialetti-mania non potevo immaginarlo ma che fosse un buon successo televisivo ci contavo davvero.

La seconda serie è già in cassaforte?

Non ho avuto contatti recenti con il regista e il produttore ma credo siano già al lavoro per il sequel ed ovviamente non so come sarà strutturato perchè Davide è morto e perchè alcuni sono usciti. La seconda serie era forse già prevista e di sicuro ci sarà ma non conosco i tempi per scrivere la sceneggiatura e per quadrare il cerchio.

Dal sito dell'attore
Dal sito dell’attore

Quando inizierete a girare le nuove puntate del giovane Montalbano?

Non vi ancora è certezza. Sembrava che si potesse partire tra un paio di mesi e invece pare ci sia qualche problema e forse si girerà a settembre.

Ha interpretato tantissimi ruoli ma qual è quello che le è rimasto più nel cuore?

Sono tanti ma se devo individuarne uno su un gradino più di tutti direi Stefano Venuti ne ‘I cento passi’ e questo per troppe ragioni, perchè era un film che nasceva con mille dubbi, perchè riguarda un periodo particolare nel senso che se fosse ancora vivo, sarei un coetaneo di Impastato. Interpretavo un personaggio il cui vissuto era stato intensissimo, pericoloso e poi era vivente. In me c’era una certa responsabilità e per certi versi in quell’interpretazione stare davanti la macchina da presa era una cosa che mi metteva un certo imbarazzo. Quando ti trovi in un film di quella intensità allora capisci che in questo mestiere si possono fare delle belle cose, che puoi fare l’attore.

Ha mai pensato di passare dietro la macchina da presa?

No, non mi ci vedo e a tutti i registi con cui lavoro dico di invidiarli per le loro capacità e e nel contempo di non invidiarli affatto per tutte le seccature che si hanno nel guidare questa ciurma di gente e nel saper dosare sempre bastone e carota. Insomma non mi divertirei ad urlare o ad arrabbiarmi come fanno alcuni registi, non mi ci vedo proprio.

E il teatro, altra sua grande passione?

Devo dire che al momento sono molto concentrato su altre cose. Il mercato teatrale purtroppo si è ristretto ed è molto scaduto per certi versi. Vengono chieste sempre troppe cose comiche o comicarole e allora ti passa la voglia. A me piace il comico nel vero senso della parola ma non il sit com trasferito sul palcoscenico. Il teatro è un’altra storia.

Emilio Buttaro

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