“Il Pergolese” chiude l’edizione winter del Pomigliano Jazz

1 pomSi chiude l’edizione winter del Pomigliano Jazz in Campania, la rassegna musicale si è conclusa ieri con un altro prestigioso concerto presso il Museo Diocesano di Largo Donnaregina a Napoli. Doveroso un plauso all’organizzazione del festival itinerante non solo per la scelta di location di assoluto pregio ma anche, e soprattutto, per aver offerto al pubblico una serie di eventi di elevata qualità artistica, musicale, culturale e umana. Con l’anteprima nazionale de “Il Pergolese” , il nuovo lavoro edito dall’etichetta tedesca ECM, dedicato al prezioso repertorio del musicista Giovan Battista Pergolesi, la cantante partenopea Maria Pia De Vito, il pianista francese François Couturier, la violoncellista tedesca Anja Lechner, il batterista e percussionista piemontese Michele Rabbia hanno reso omaggio al grande compositore del XVIII secolo attraverso una peculiare fusione tra la dimensione sonora colta e quella popolare con un risultato sorprendente.

2 pomIl filo conduttore con cui i 4 musicisti hanno reinterpretato le arie d’opera del Pergolesi è stata  la ferma volontà di perseguire una prospettiva emotiva dai connotati contemporanei. Effetti elettronici, synth e atmosfere urbane s’insinuano tra gli eleganti e strutturati accordi del pianoforte di Couturier e le raffinate incursioni del violoncello di Anja Lechner. La voce di Maria Pia De Vito è intensa, profonda, evocativa al punto da divenire strumento così che ogni vocalizzo, lamento, richiamo finisce, inghiottito, in un vorticoso turbinio di estemporanee improvvisazioni.  Maria Pia De Vito è padrona della scena, della voce ma anche delle note che fluttuano nell’aria in attesa di accompagnare le sue parole le quali, attraverso l’uso del dialetto napoletano, assumono una valenza ancora più autentica. Il surplus ultra della serata sono le percussioni di  Michele Rabbia: i suoi movimenti costituiscono i passi di una danza, la danza della ricerca. Ogni suono, rumore, effetto, sospiro è una performance di grande impatto che scolpisce e leviga i confini di un’opera che nasce dal vecchio ma è più nuova che mai.

Raffaella Sbrescia

Foto di: Errico Sarmientos

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