Erica Mou: grinta, talento e dolcezza con un viso d’angelo

Erica Mou
Erica Mou

Erica Musci, in arte Erica Mou, è una giovane cantautrice pugliese che, con la sua grazia e la sua voce soave, sta conquistando una fetta sempre più grande del pubblico italiano ed internazionale. “Dove cadono i fulmini”, il singolo estratto dal suo ultimo disco, intitolato “Contro le onde”, è la colonna sonora del film di Rocco Papaleo “Una piccola impresa meridionale” ma Erica non si ferma qui, sono infatti tantissime le sorprese in programma. Scopritele insieme a Cultura e culture.

Erica, studi canto praticamente da sempre. Cosa significa per te esprimerti attraverso le note?

In generale esprimermi cantando è sempre stato il modo più immediato, sincero e diretto di dire qualcosa a cui sono legata. Il canto è il veicolo dei miei pensieri, non mento mai! In particolare lo studio del canto va ancora più in là, non si smette mai di imparare, ci sono mille cose da capire, sperimentare, apprendere anche e, forse soprattutto, a livello mentale.

Hai definito il disco “Contro le onde”, un’evoluzione “on the road” del tuo lavoro precedente intitolato “E’” . Come sono i brani che lo compongono? In che modo avete lavorato tu ed il tuo produttore artistico Boosta e come avete creato gli arrangiamenti?

“Contro le onde” vede come fonti globali di ispirazione il viaggio, il movimento, il mare. L’idea è nata durante il tour di “E’” ed è per questo che mi piace dire che senza “E’” non ci sarebbe stato “Contro le onde” in cui parlo delle esperienze che sto vivendo adesso e che mi vedono più padrona delle cose che mi riguardano. In questo lavoro ho trovato il coraggio di aprirmi  e di affrontare il mare  che è allo stesso tempo un ostacolo da affrontare ma anche un costante compagno di vita e, in questo senso, il brano “Dove cadono i fulmini” sintetizza bene tutto il disco. Poi ho incontrato Davide Dileo, Boosta, con cui ho iniziato a lavorare prima a distanza, poi ho preso un bel Ryanair e sono andata al suo studio di Torino. Abbiamo lavorato praticamente a casa sua agli arrangiamenti e abbiamo firmato insieme due pezzi. La fase di registrazione è stata molto tranquilla, a dispetto della mia consueta paura dello “studio”. Mi spaventa l’idea che quella versione del mio brano resterà lì per sempre  mentre stavolta non è stato così, abbiamo trattato tutto come se ci trovassimo in un live, dall’inizio alla fine, ed è stato molto spontaneo.

2Quali sono le differenze tra E’ e “Contro le onde”?

“ E’”  mi ha ispirato nella misura in cui lo fa qualcosa che hai fatto prima e che ti fa rendere conto di cosa hai già fatto e di quello che non vuoi rifare. Quel disco mi ha permesso di fare tanti live, di lavorare con persone nuove e ad un livello più alto, innescando, inoltre, una crescita personale e professionale. “E’” racconta me stessa, delle storie d’amore, ed è un disco da camera molto vicino a me. “Contro le onde” ha, invece, un rapporto più aperto col mondo esterno. Per quanto riguarda la produzione artistica dei due lavori anche qui ci sono grosse differenze: “E’” è stato curato dal produttore islandese Valgeir Sigurdsson con un approccio analogico all’elettronica. Per il nuovo disco, invece, Boosta ha lavorato ad una tipologia di produzione sonora più suonata, più “carnale” dando, quindi, maggiore risalto all’elettronica tradizionale.

 

Hai cantato spesso all’estero, a Londra, in Brasile e negli Stati Uniti (nell’ambito di Hitweek). Quali riscontri hai avuto dal pubblico e come ti sei sentita?

Il mio approccio col pubblico è rimasto più o meno uguale. Ho sempre lasciato i miei testi in italiano per proporre le mie cose così come sono senza alcun retropensiero tuttavia cantare di fronte a delle persone che non ti conoscono ti riporta un po’ indietro e quando cominci a suonare inizia una sorta di sfida in cui il desiderio più forte è quello di impressionare il pubblico mostrandosi nel modo più completo possibile. Aldilà delle differenze linguistiche, la musica serve comunque a far passare un messaggio e spero proprio di esserci riuscita. Per quanto riguarda l’esperienza in Brasile è stato tutto un po’ più semplice, il pubblico di Rio ha orecchie e cuore estremamente ricettivi. Lì le persone hanno la musica nel sangue! Anche negli Usa mi sono trovata bene, gli americani hanno un grande entusiasmo, che non si capisce mai se sia autentico o meno, però mi hanno molto sorpreso. L’esperienza più emozionante all’estero, per me, sono stati i workshop universitari a  San Diego, i ragazzi e le professoresse sono stati fantastici riempiendomi di domande e di gioia.

Come ti trovi, tu che sei solita esibirti da sola, a tenere un concerto con una band?

Sicuramente tenere un live con una band comporta più disciplina, c’è più energia ed è più coinvolgente perché ti ritrovi a costruire uno spettacolo. Tuttavia il feeling che crei con le persone quando sei da sola sul palco è un legame che non si spezza mai, un rapporto 1 a 1 ed è lì che io mi sento al massimo! Proprio per questa ragione cercheremo di lavorare su questo feeling anche con la band con un live di tipo diverso che sarà incentrato sulla riduzione del distacco col pubblico al minimo.

Cosa ha rappresentato Sanremo per la tua carriera?

Beh, Sanremo mi sembra proiettato in un passato lontanissimo ma forse proprio perché ha rappresentato tanto. Io ho cominciato il mio percorso tanti anni fa ma è indubbio che Sanremo faccia capire alle persone che stai facendo sul serio, dà la percezione di qualcosa di professionale  e poi mi ha fatto incontrare Rocco Papaleo col quale oggi ho stretto un rapporto molto prezioso (grazie al fatto che lui abbia scelto “Dove cadono i fulmini” come colonna sonora del suo film “Una piccola impresa meridionale” ) e poi non sottovaluterei il fatto che Sanremo mi ha dato la possibilità di affrontare un palco che fa sempre tanta paura.

Quanta Puglia c’è nelle tue canzoni?

Sicuramente tanta! Il luoghi di cui parlo e che sento miei sono quelli di casa mia. Ho questo rapporto di odio-amore per il mare che, nonostante tutto, è un compagno di vita e allo stesso tempo l’ostacolo, il limite da superare per cominciare a vivere ed essere padroni delle proprie scelte. Qui in Puglia ci sono persone , luoghi e tradizioni che, a prescindere dai sentimenti personali, rappresentano un bel movimento molto importante per la cultura del Paese.

youfeed-erica-mou-dove-cadono-i-fulmini-e-piccola-grande-impresa-video-ufficiale (2)Come hai reagito al fatto che “Dove cadono i fulmini” sia stata scelta come colonna sonora del film “Una piccola impresa meridionale”?

E’ successo tutto per caso, Rocco Papaleo ha sentito il pezzo ed è stata subito evidente una grande sintonia tra la canzone ed il film. L’idea di restaurare sé stessi, proiettandosi  nel futuro, pur tenendo presente i passi compiuti prima, è sicuramente centrale. Con Rocco ho davvero un bel rapporto e questo si evince anche nel videoclip della canzone che è stato girato da  lui stesso. Non dovrei dirlo ma “Dove cadono i fulmini” è un po’ il mio figlio preferito anche se magari non possiede proprio tutti i canoni per essere un successo radiofonico eppure, grazie a Rocco, questa canzone ha avuto la possibilità di arrivare al pubblico e la scena del tuffo, all’interno del video, rappresenta esattamente quello che volevo dire nel brano.

Cos’è per te il fulmine?

Il fulmine è sia un lampo di luce che cerchi nella vita, che può ferirti,  ma è anche qualcosa che, nel bene e nel male, ti fa uscire dai margini di sicurezza. Inoltre i fulmini cadono sull’acqua quindi ancora una volta si tratta di un omaggio al mare.

Anche il brano “Oltre” è stato scelto come colonna sonora del film “I baci mai dati” di Roberta Torre. La tua è anche musica per immagini?

Ogni volta che scrivo una canzone ho in mente delle immagini, le dipingo in modo che qualcun altro ne possa vedere alcune. Il mio obiettivo è riempire gli occhi dell’ascoltatore, non mi basta un ascolto passivo e, anche quando suono dal vivo, spero sempre che ci sia un feedback emotivo. Il fatto che alcuni miei brani siano stati scelti per accompagnare dei film rappresenta una vittoria per i brani stessi e mi piace l’idea che ci possa essere una chiave interpretativa anche diversa da quella che mi ero data.

Ci parli del progetto “We-women for Expo?

Per la prima volta l’Expo di Milano del 2015 avrà due temi centrali: l’alimentazione e le donne.  Il ruolo delle donne nella nutrizione è, da sempre, di primaria importanza e sarà interessante vedere in che modo questi due temi s’intrecceranno. Sono stata alla conferenza stampa di presentazione del progetto perché il mio brano intitolato “Nella vasca da bagno del tempo” è stato scelto per accompagnare il progetto ed è stato molto emozionante perché c’erano tantissime donne che si sono fatte il cosiddetto mazzo, non vedo l’ora di scoprire cosa realizzeranno.

E il brano “Affondo”?

Si tratta di un progetto a sé stante, la musica è stata scritta da Andrea Mariano dei Negramaro e Lavinia Biancalani che mi hanno praticamente conquistata subito al punto da ispirarmi nella scrittura di un testo. Il brano risponde al concetto generale di “Contro le onde” attraverso la descrizione di un rapporto in cui ci si può affogare anche in senso positivo. Andrea e Lavinia sono davvero bravissimi e, insieme, abbiamo deciso di includere il brano nell’ep che uscirà con la versione acustica di “Dove cadono i fulmini”.

Dove e quando potremo ascoltarti dal vivo?

Il calendario è ancora in divenire anche se abbiamo già delle date. Il 9/11 saremo a Bari per il Jack on tour, l’evento organizzato da Jack Daniel’s, durante il quale suonerò dal vivo con Boosta, il 14/11 andremo a Roma al N’Importe Quoi con uno showcase acustico durante il quale sarà annunciata una sorpresa inerente ad un altro evento ed  il 23/11 saremo al Meeting del Volontariato come ospiti musicali di una manifestazione a cui io tengo molto. A dicembre ci saranno, ovviamente, tante nuove date live ma  non mancherà l’occasione di aggiornarvi!

Raffaella Sbrescia

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