ANNA CAPPELLI, DONNA IN BALIA TRA ESSERE E AVERE

©Pepe Russo
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Maria Paiato, artista molto amata dal pubblico anche per le interpretazioni negli spettacoli corali di Luca Ronconi, torna al Piccolo di Milano, al Teatro Studio Expo dal 27 novembre al 2 dicembre 2012, con un atto unico che la vede sola in scena, “Anna Cappelli, uno studio” di Annibale Ruccello, regia di Pierpaolo Sepe, prodotto da Fondazione Salerno Contemporanea. Anna Cappelli è una storia che ha per protagonista una persona comune, osservata mentre scivola nella follia fino a farsi “mostro”, ma che Ruccello (geniale drammaturgo scomparso a soli trent’anni a metà degli anni Ottanta) colma di pietà, la pietà per i deboli, i traditi, i pazzi, i disperati, gli emarginati.

Paolo Sepe scrive:

«Il testo è insidioso e pieno di trabocchetti. Il delirio naturalistico e minimale, ambientato in una miserabile Italietta degli anni Sessanta, a una lettura poco attenta può sembrare scarsamente dotato di una vena originaria limpida e necessaria; ma a uno sguardo più accorto non sfugge la mostruosa e depravata sottocultura piccolo-borghese che invade ogni respiro del dramma, incarnandosi in una donnina in apparenza docile e insignificante. L’intelligenza dell’autore sta nel nascondere, dietro la follia della normalità, un processo culturale drammatico che ha vissuto il nostro paese: la protagonista del dramma porta in sé la miseria degli anni in cui divenne importante avere piuttosto che essere. Il principio del possesso, che ancora guida le nostre vite, si affermò ingoiando tradizioni culturali nobili e preziose. Fu in quegli anni che Pasolini urlò il dolore di chi avvertiva il pericolo che la sua stessa opera potesse perdere forza poetica e politica a causa di una dispersione drammatica di senso e di una tentazione di immoralità capitalistica. Fu in quegli anni che perdemmo l’onore. Fu in quegli anni che nacquero i cannibali, i padri della cultura odierna. Il nostro studio segna un primo approccio a questo dramma complesso e dal significato profondo e doloroso. È l’oscuro scrutare di Ruccello che cercheremo di restituire con adesione intellettuale ed emotiva. È come se ci trovassimo al cospetto di un noir, in cui l’assassino è l’affermarsi di principi capaci di alterare le nostre nature, le nostre coscienze, le nostre azioni, i nostri destini». 

©Pepe Russo

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