Andrea Di Cesare: “La musica è dolore che si trasforma”

Andrea di Cesare
Andrea di Cesare

Andrea di Cesare è un musicista appassionato. Il suo strumento è il violino e per lui rappresenta la sua valvola di connessione con il mondo. “Big Bang” è il titolo del disco che egli ha scritto, realizzato e prodotto ma la sua carriera è iniziata all’età di 18 anni in qualità di musicista, cantante, arrangiatore, compositore e direttore d’orchestra, con grandi artisti italiani. Giovedì 5 dicembre Andrea di Cesare sarà in concerto, al Lian Club di Roma (Lungotevere Dei Mellini, 7 – ore 22.30 (ingresso libero), insieme al batterista Fabrizio Fratepietro.

Reduce da alcune tappe a Barcellona, il violinista rock ci ha aperto le porte del suo mondo fatto di note e di emozioni.

Andrea, quali sono state le tappe salienti del tuo percorso artistico?

Crescere costantemente assieme alla musica, dormire con il violino, fare teatro. A casa mia si viveva di musica (classica). Prima tappa, l’incontro con la scuola di violino russa, la migliore del mondo, mi ha insegnato a trasferire l’emozione nel violino l’emozione che provavo nel suonare. Seconda tappa, l’incontro con un manager di Teatro, Fulvio Ardone, quando avevo 19 anni, che ha creduto subito in me, facendomi fare 8 anni di teatro e dandomi la possibilità di crescere artisticamente e farmi apprezzare dalla gente. Terza tappa, l’incontro con Renato Zero. In 5 anni, con il suo supporto, ho creato una orchestra di 60 elementi che lo accompagnavano in tour e nei dischi e ho diretto un suo concerto. Da quella esperienza è nato poi tutto il resto.

Cosa significa essere un violinista “fuori dagli schemi”?

Ma non saprei, è una definizione che mi danno molte persone. Io mi sento un violinista curioso e affascinato, forse “fuori dagli schemi” perché non sono un violinista classico. Sai, considero il violino uno strumento che racchiude, o meglio, può racchiudere in se molti strumenti. La mia idea è quella di stupire e affascinare non con un virtuosismo, ma con un suono nascosto, quello che ti prende al cuore e allo stomaco, semplice ma efficace. Ho un’idea del suono che riempia i sensi e non smetto mai di reinventare il violino, non lo do mai per scontato. Forse è questo essere fuori dagli schemi.

Perché hai intitolato l’album “Big Bang”?

Perché rappresentava la nascita di tutto, di una proposta nuova con il violino, per la nascita di mio figlio, per la scintilla che ho quando suono, per il movimento orizzontale della mia musica. Rappresenta me. Rappresenta la bellezza che provo nel sentire il bello del violino. Rappresenta l’energia che scaturisce dall’accarezzare la corda e farla vibrare con il cuore e la pancia. Rappresenta una costellazione ed un pianeta, visto che spesso mi ritrovo con la testa in su a guardare le stelle. Rappresenta i miei mondi, ed il buco nero dell’ignoto.

andrea 2Cos’è per te il violino?

E’ la mia vita. La mia gioia che si evolve in qualche cosa. La mia lacrima. E’ per me il dolore che si trasforma. E’ positivo. Mi rende allegro. Sono sereno quando lo suono. Sono irrequieto quando è lontano da me. Il violino è una parte di me che vive attraverso di lui. E’ quella parte che viaggia in mondi nascosti del mio inconscio. L’emozione che prende forma.

Come hai lavorato a questo disco e in che modo intendi trasmettere un linguaggio musicale nuovo?

Ho lavorato al disco in maniera scrupolosa, cercando suoni belli ed efficaci che mi emozionavano, dando forma alle mie idee. Ho lavorato in piena solitudine, ne avevo bisogno per trasformare la musica che ho dentro da anni in un disco. Ho lavorato con sudore, con incertezze e dubbi. La passione è la prima cosa.

La dimensione naturale in cui esprimo il mio linguaggio è il live; suono spesso anche all’estero e nelle scuole. Anche internet è un ottimo canale per diffondere la mia musica.

Cover Album_b_BIG BANG_ANDREA DI CESARE (1)Quali sono gli effetti che hai sentito più vicini alla tua idea di musica “tecnologica”?

Un po’ tutti, ma quelli che non mancano mai sono delay, octaver e pre-ampli.

Ci racconti i contributi di Paola Turci e Niccolò Fabi nel disco?

Sono stati eccezionali, nell’interpretare nuovamente le loro canzoni su uno stile non canonico. Divertirsi su ogni nota, vedevo la loro passione. Li ringrazio tantissimo, hanno aggiunto un tocco in più di stile e di energia.

Che tipo di messaggi contiene la tua musica?

La mia musica è positiva, fa viaggiare in altri mondi, come un film di fantascienza, la mia musica è speranza, rappresenta il mio animo gentile e propositivo. E’ un messaggio ritmico, di movimento, per non essere fermi e statici ma fare, per cambiare le cose.

Che ruolo ha Puccio Panettieri nel tuo progetto?

E’ un grande amico. La nostra crescita musicale è avvenuta parallelamente. Ne abbiamo passate di belle! Nel disco Puccio è il mio groove e riesce ad interpretare il tempo musicale con energia, personalità e modernità rendendo la mia musica “un movimento nel tempo vivo”.

Come è nata e quali sono le idee che hanno ispirato il brano “Christopher”?

Christopher è il nome di mio figlio. L’idea è nata quando ho visto la pancia di mia moglie. In preda a un mare di emozioni, mi sono immaginato il suo mondo, ho provato a descrivere la sua vita interna e la sua nascita. Ogni volta che suono questo brano piango di gioia. E’ speciale per me.

Dove e quando potremo ascoltarti dal vivo?

Stiamo lavorando per fare un piccolo tour in Europa, Stati uniti e Italia. Vi terremo aggiornati!

Raffaella Sbrescia

Video: ” Christopher”

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