A Venezia Terry Gilliam con il film The Zero Theorem

© la Biennale di Venezia – Foto ASAC - The Zero Theorem
© la Biennale di Venezia – Foto ASAC – The Zero Theorem

Una cappella bruciata che simboleggia le religioni del passato, le quali ormai nell’epoca della tecnologia sono superate da un nuovo Credo. Questa immagine è una delle scene che forse più colpiscono del film The Zero Theorem, in gara per Venezia 70 alla Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, perché come ha affermato nel primo pomeriggio in conferenza stampa il regista, Terry Gilliam, si guarda al passato per raccontare un futuro surreale, ma molto attuale, dove la tecnologia sta annichilendo l’umanità che è sempre più sola. Il regista britannico, accolto in sala stampa con un lungo applauso, porta sul grande schermo una pellicola fantascientifica, ambientata in Romania e realizzata con pochi fondi, con un finale dai molteplici significati. Un finale che disorienta è anche quello di Medeas, in concorso per Orizzonti, del regista italiano, Andrea Pallaoro, trapiantato a Los Angeles da otto anni, dove ha studiato cinematografia. Medeas, che è l’opera prima di Pallaoro, racconta le ansie e le paure di Ennis e della sua famiglia. Una pellicola psicologica che si caratterizza per la quasi totale mancanza di dialoghi e per le immagini suggestive dei paesaggi, come per sottolineare  il mondo interiore dei personaggi del film, girato in pochi giorni.

Una scena di Medeas
Una scena di Medeas – © la Biennale di Venezia – Foto ASAC

Occhi puntati a Venezia oggi anche su Tom à la ferme, candidato per Venezia 70 e diretto da Xavier Dolan, nelle vesti anche di attore. Il film, che è tratto dalla piéce scritta da Michel Marc Bouchard ed è girato nelle campagne canadesi, nella regione del Quebec, è un thriller psicologico, con un ritmo rapido, nato da un intenso lavoro di riadattamento e di decoupage. Tom, il protagonista, vive una sconvolgente redenzione e per questo, come ha spiegato in conferenza stampa il regista, non percepisce la violenza subita da Francis. La pellicola è un tuffo nella profonda nevrosi di due esseri umani che cercano di colmare un vuoto comune.

Violenze e forti scariche di adrenalina invece nel thriller Locke, diretto da Steven Knight e interpretato dall’attore londinese Tom Hardy nei panni di Locke, un uomo della strada con una tragedia comune, parafrasando quanto ha dichiarato lo stesso Hardy oggi in conferenza stampa. Il film si solge in uno spazio chiuso, piccolo, come per mettere in evidenza lo stato d’ansia che pian piano cresce in Locke, il quale nonostante i momenti di tensione si mostra comunque controllato. Ansia ma questa volta accompagnata da brividi di paura pure  in The Sacrament, il lungometraggio statunitense che si collaca nel genere horror ed è diretto da Ti West, anche lui oggi a Venezia per presentare la sua opera, la quale nasce inizialmente come un documentario.

Insomma oggi al Lido il filo conduttore è l’ambientazione dei film, le cui scene sono state girate quase tutte in contesti surreali, come la fattoria del canadese Tom à la ferme o il mondo futuristico e supertecnologico di The Zero Theorem.

Maria Ianniciello

 

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