A Pordenone le voci del giornalismo d’inchiesta

Nella foto Yoani Sànchez,
Nella foto Yoani Sànchez,

Portedenone rende omaggio ai grandi maestri del giornalismo e alle voci storiche dell’inchiesta. E lo fa con il festival di Cinemazero “Le voci dell’inchiesta”, in programma da mercoledì 10 a domenica 14 aprile 2013. Il progetto è di Marco Rossitti, che firma anche la direzione artistica, con il coordinamento di Riccardo Costantini. La settima edizione del festival sarà ricca di spunti sull’attualità, ma anche di approfondimenti sulla storia del giornalismo d’inchiesta, incrociando alle grandi inchieste di oggi e di ieri il tema sempre attuale della censura. Saranno ripercorsi settant’anni di giornalismo d’inchiesta, a partire dagli storici reportage di Sergio Zavoli – attesissimo ospite del festival, testimone di oltre mezzo secolo di giornalismo a cui sarà dedicata un’ampia retrospettiva – fino all’analisi del rapporto tra inchiesta e nuovi media. Il festival si soffermerà su alcuni importanti omaggi e ricorrenze, a partire dai 50 anni di TV7, storico rotocalco del TG1, fino ai 50 anni dalla tragedia del Vajont: due capisaldi del programma di questa edizione, con numerosi filmati e reportage dell’epoca affiancati dalla viva voce di alcuni prestigiosi testimoni.

L’omaggio a Tv7 – “50 Volte TV7. Mezzo secolo di giornalismo d’inchiesta” è il titolo dell’ampia retrospettiva dedicata ai 50 anni della più longeva rubrica settimanale di approfondimento giornalistico della RAI, palestra del miglior giornalismo televisivo nazionale. Un logo essenziale – una “V” incorniciata da una “T” e da un “7” – e una sigla indimenticabile (i ritmi sincopati del brano jazz Intermission Riff di Stan Kenton) TV7 ha potuto contare, negli anni, su una schiera di “illuminati” direttori e autorevoli giornalisti-autori; alcuni di loro, come Sergio Zavoli, Furio Colombo, Emilio Ravel, Nino Criscenti e Silvia Samaritani saranno al centro della serata inaugurale del festival in un incontro pubblico, in programma per mercoledì 10 aprile alle 21, condotto dal giornalista Riccardo Iacona, “erede” di quella fortunata pagina di giornalismo d’inchiesta in Rai. La trasmissione fu spesso al centro di conflitti, polemiche e azioni di aperta censura. «Dove mettevamo le mani nascevano problemi», ricorda Sergio Zavoli, giornalista e scrittore a cui il festival dedicherà uno specifico omaggio, offrendo l’occasione di rivedere alcune sue storiche inchieste e interviste. Lo stesso Zavoli e Furio Colombo presenteranno al festival anche due attese Lectio magistralis. “Dalla mobilitazione televisiva del 1968 a quella informatica del 2013” è il titolo della lectio di Furio Colombo, mentre Sergio Zavoli interverrà su “Informare non è comunicare (e viceversa)”.

La tragedia del Vajont – Ai 50 anni di Tv7 si intreccia la Ricorrenza dei 50 anni della tragedia del Vajont. Davvero numerosi i silenzi e le censure che hanno preceduto e seguito il più grande disastro naturale provocato dall’uomo, così come le storture firmate dalle principali testate giornalistiche italiane e avallate da alcune penne illustri, che facevano a gara per avvalorare la tesi della catastrofe naturale, cercando di sminuire le colpe della S.A.D.E. A 50 anni da quella tragedia, il festival dell’Inchiesta si inoltrerà in un laborioso processo di ricomposizione e ricostruzione della memoria, grazie alla presentazione di una significativa ma pressoché misconosciuta produzione di documentari e inchieste filmate. Tra gli altri, sarà presentato per la prima volta in sala “La tragedia del Vajont”, mediometraggio commissionato dalla Rai nel 1963 a Luigi Di Gianni, e poi mai acquistato n’è mandato in onda. In programma anche un incontro con i sindaci dei comuni colpiti e un sopravvissuto al disastro, Gianni Olivier.

I documentari e il teatro – “Le voci dell’inchiesta” spalanca ancora di più le porte quest’anno al grande “cinema della realtà”, attraverso un’ampia e variegata proposta di reportage e documentari d’inchiesta di rilievo internazionale. Una ventina di titoli in calendario, provenienti da altrettanti Paesi del mondo, selezionati tra le migliori realizzazioni dell’ultima stagione e sottotitolati per l’occasione. Nel percorso spicca un’attesa anteprima nazionale, reduce dall’ennesimo premio vinto poche settimane fa al festival di Ginevra (dopo aver toccato i festival di Toronto, Locarno, Tallin, Stoccolma, Amsterdam, San Paolo, ..). La sconvolgente la testimonianza del ragazzo nord-coreano Shin Dong-Hyuk è al centro dell’intenso docu-film “Camp 14. Total control zone”, di Marc Wiese. Il noto documentarista tedesco, riporta la drammatica e toccante testimonianza di Shin, figlio di due prigionieri politici nord-coreani, e per questo trovatosi costretto a vivere la sua infanzia e adolescenza in un campo di lavoro del regime. Il film è arricchito dalle visualizzazioni in animazione dell’iraniano Alireza Darvish. Da segnalare tra i titoli in programma anche “Five broken cameras”, il primo documentario palestinese ad essere candidato al premio Oscar, firmato dal palestinese Emad Burnat. Ancora, da segnalare il film sulle donne-blogger “Forbidden voices – come iniziare una rivoluzione con un portatile” dove la regista Barbara Miller, ospite del festival, sottolinea l’impatto di Internet sulla libertà di informazione attraverso la vita di tre coraggiose donne blogger provenienti da Iran, Cuba e Cina. A chiusura di festival, domenica 14 aprile, saranno presentati alla presenza dei registi due importanti lavori selezionati quest’anno. The Iran job è film documentario realizzato dal regista Till Schauder con il giocatore di basket americano Kevin Sheppard in occasione della sua permanenza in una squadra di basket in Iran: un film per raccontare attraverso lo sport le profonde contraddizioni del paese di Ahmadinejad. A seguire Donauspital dell’austriaco Nikolaus Geyrhalter, impietoso ritratto di un’istituzione ospedaliera che svela procedimenti di norma invisibili ai pazienti e ai visitatori: mai si è entrati così dietro le quinte di un istituto sanitario. Atteso nel programma anche l’omaggio alla coppia Massimo Adinolfi e Martina Parenti considerati tra i nostri migliori documentaristi, per approccio e riflessioni sul reale. Dei due filmmakers – che di recente hanno rappresentato l’Italia alla Berlinale 2013 e che saranno presenti alla manifestazione pordenonese – verranno presentati i quattro lavori finora realizzati, a partire dall’ultima opera “Materia oscura” che tanta attenzione e clamore ha suscitato al festival internazionale di Berlino. Lo spazio del film è un poligono sperimentale nel sud-est della Sardegna, situato in una terra ferita dalle innumerevoli esplosioni, i cui danni emergono sotto forma di malattie e crudeltà finora invisibili ai nostri occhi. In sala anche i loro lavori Il castello, Grandi speranze, e I promessi sposi. A tournèe già conclusa, approda al festival come evento speciale, lo spettacolo di teatro civile “E’ stato la mafia”, firmato da Marco Travaglio, affiancato in scena dall’attrice Isabella Ferrari. Venerdì 12 aprile al Teatro Verdi di Pordenone, alle 20.45, il festival di Cinemazero offrirà al pubblico l’ultima occasione per assistere allo spettacolo prodotto da Promomusic in una replica ideata e pensata appositamente per la manifestazione pordenonese con alcune rivisitazioni e attualizzazioni inserite per l’occasione.

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