60 frame: da Castrocaro a Sanremo

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Cultura e Culture incontra i 60 Frame: Giorgio Strada, Daniele Pacazocchi e Lorenzo Giustozzi  vengono dalla provincia di Ascoli Piceno e, attraverso una sorta di rap cantautoriale, intendono dire la loro in modo molto personale. I Frame 60 hanno appena lanciato il singolo intitolato “L’astronauta” e, dopo essersi classificati terzi al Festival di Castrocaro, i tre  si stanno alacremente preparando per il concorso di Area Sanremo.

Chi sono i 60 Frame, come vi siete incontrati e qual è stato il vostro percorso?

I 60 frame sono l’unione di tre mondi, all’inizio diversi, ma ora parte integrante dello stesso quadro. Ci siamo incontrati casualmente tre anni fa in studio ed è stata proprio questa casualità che ha fatto nascere sia un’amicizia molto profonda, sia il nostro progetto artistico, caratterizzato dalla voglia di creare qualcosa di nuovo in grado di muovere il mondo verso un’altra prospettiva, diversa dagli schemi che ci propinano ogni giorno. Abbiamo deciso fin dall’inizio di lavorare a qualcosa di valido e ben strutturato per  questo, prima di affacciarci sul panorama musicale, abbiamo aspettato un po’ , giusto il tempo di creare il giusto equilibrio. Nonostante questo, scriviamo ogni giorno e siamo molto produttivi, crediamo che la scrittura sia l’unica soluzione per guardare il mondo senza avere le vertigini.

 Per cosa sta il nome del gruppo?

Per qualche strano meccanismo non del tutto spiegabile il cervello umano riesce ad assemblare una serie di fotogrammi interpretandoli come un movimento.Da questa definizione è nato il nome 60 frame, arricchito poi dalla nostra interpretazione personale “l’occhio vede ciò che la mente disegna”. La nostra musica cerca di fare questo, guarda con gli occhi della mente.

 Label L'astronauta_b (2)Come è nato il singolo “L’Astronauta” e di cosa parla?

 L’”Astronauta” è la visione del presente filtrata dallo scenario apocalittico di un futuro immaginario. Il singolo mette in scena la storia di un bambino sopravvissuto alla guerra, una guerra che è la metafora per collegarci al conflitto interno e il disequilibrio che si respira nel nostro periodo storico. Il palloncino rappresenta la fuga dal caos, la libertà di tornare a sognare come fa un bambino guardando il cielo. Dobbiamo ancora sperare di realizzare i nostri sogni e i nostri progetti, anzi, abbiamo l’obbligo di farlo contro tutto e tutti.

 Il vostro genere musicale si presenta come un ibrido tra rock ed elettronica. Quali sono i vostri riferimenti?

  I nostri riferimenti spaziano in ogni genere, diciamo che non c’è un solo artista o gruppo in comune a cui ci ispiriamo. Il nostro intento è stato sempre quello di creare qualcosa di nuovo, per evitare appunto i classici paragoni musicali dove si preferisce puntare il dito ed etichettare piuttosto che esplorare e capire l’origine di un progetto. Possiamo forse dire che il sound è ispirato molto agli inglesi.

 Ci raccontate la vostra esperienza al Festival di Castrocaro?

Castrocaro ci ha permesso di venir fuori con tutta la nostra spontaneità. È un percorso che consigliamo a chiunque volesse iniziare a far parte del mondo della musica. Ci ha fatto crescere artisticamente e non possiamo far altro che ringraziare gli organizzatori di questo evento, e tutto lo staff naturalmente, che ci hanno dato la possibilità di dire davanti a milioni di persone: “noi siamo i 60 frame e questo è il nostro mondo”.

 Quali sono le vostre aspettative in merito al concorso di Area Sanremo e con che tipo di brano vi parteciperete?

 Siamo consapevoli e sicuri del nostro progetto che sta prendendo forma di volta in volta. Sanremo rappresenterebbe lo stadio evolutivo della nostra creazione, noi siamo carichi più che mai e non vediamo l’ora di confrontarci con mondi diversi in corsa verso il treno più ambito d’Italia, “perché Sanremo è Sanremo”, no? Parteciperemo con un brano inedito nato dagli sguardi che incontriamo tutti i giorni, sguardi che lottano sospesi sul filo che divide la ragione dall’utopia, in un paese che continua a disegnare il futuro con matite spezzate.

 Che tipo di storie raccontate attraverso la vostra musica e qual è il messaggio che intendete trasmettere?

 La nostra musica racconta e descrive tutte quelle stanze inesplorate della mente, stanze arredate dalla confusione, con le finestre spalancate sul mondo, e da lì sbirciamo le abitudini, i problemi, le gioie e i sogni di chi vuole scoprire sempre qualcosa in più. La nostra musica è una continua ricerca, come un bambino non si stanca mai di chiedere né di esplorare. Il nostro pubblico è la chiave della nostra musica e senza di loro non ci sarebbe nulla, solo parole fluttuanti nell’aria e note che danzano senza fermarsi. Chi ci ascolta sa cogliere nell’aria tutto questo e lo fa suo in segreto, ed è questa la magia della musica.

 Dove e quando sarà possibile ascoltarvi dal vivo?

 Per ora ci rimane difficile darvi delle date e luoghi per le nostre esibizioni perché siamo concentrati totalmente su Sanremo e l’uscita del nostro primo singolo. Sicuramente quest’estate o magari prima ci vedrete calpestare qualche bel palco!

Raffaella Sbrescia

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