VENTI RACCONTI ALLEGRI E UNO TRISTE

IN LIBRERIA

Stanco di storie tristi, reali o immaginarie, Mauro Corona ha deciso che è arrivato il momento dell’allegria: basta disgrazie o morti ammazzati, esiste un tempo per la gioia. E quale modo migliore per rallegrarsi se non recuperando storie antiche perdute tra i boschi? «Barzellette letterarie» come quella di Rostapita, Clausura e Santamaria, riuniti per ammazzare il maiale ma troppo ubriachi per riuscirci davvero, o racconti che l’autore ha raccolto a Erto e dintorni, nei paesi e nelle osterie, come quello di don Chino, prete anziano, incapace di arrampicarsi fino alla casa più arroccata del borgo e di Polte che, per ripagarlo della mancata benedizione, quasi lo uccide lanciandogli addosso una forma di formaggio. Così, scolpiti dalle sapienti mani di Corona, momenti di vita di montagna, episodi tragicomici ed esilaranti diventano novelle, piccole grandi leggende da tramandare alle generazioni future.

Chi legge Venti racconti allegri e uno triste (Mondadori, 156 pagine € 18,00) percepisce subito quanto l’autore si sia divertito nello scrivere – «come mi sono sempre divertito a fare libri, a raccontarmi storie per rimanere a galla» dice -, eppure lui stesso ammette di essersi accorto, procedendo nella stesura, di non essere stato fedele fino in fondo all’intento iniziale: a ben guardare, infatti, le storie raccolte in questo volume non sono tanto allegre. Traggono tutte origine da fallimenti, solitudini, tristezze, «ricordano gente semplice, vissuta senza luci di ribalta, passata al buio del mondo in silenzio». Ma proprio qui è racchiuso, forse, il senso profondo di queste pagine: con la sua scrittura scabra ma ricca di sfumature, con ironia, disincanto e un realismo unito a una intima partecipazione, Mauro Corona apre la sua coraggiosa «via» per la leggerezza, e ci invita a ritrovare la capacità di sorridere anche quando non sembra essercene motivo. «Forse perché la vera allegria è prendere l’esistenza al contrario. Ridere a crepapelle là dove si dovrebbe piangere».

Mauro Corona (Erto, Pordenone 1950) ha seguito fin da bambino il nonno paterno (intagliatore) in giro per i boschi. Nello stesso tempo, il padre lo portava a conoscere tutte le montagne della valle. Dal primo ha ereditato la passione per il legno, diventando uno degli scultori lignei più apprezzati d’Europa. Dal padre gli deriva l’amore per la montagna. Alpinista e arrampicatore fortissimo, Mauro Corona ha aperto trecento nuovi itinerari di roccia sulle Dolomiti d’Oltre-Piave. È autore di Il volo della martora, Le voci del bosco, Finché il cuculo canta, Gocce di resina, La montagna, Nel legno e nella pietra, Aspro e dolce, L’ombra del bastone, Vajont: quelli del dopo, I fantasmi di pietra, Cani, camosci, cuculi (e un corvo), Storia di Neve, Il canto delle manére, La fine del mondo storto, vincitore del premio Bancarella 2011, La ballata della donna ertana, Come sasso nella corrente e delle raccolte di fiabe Storie del bosco antico e Torneranno le quattro stagioni.

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