“Pasolini Roma”, la recensione della mostra

header-pasolini-roma-ita«Fuggii con mia madre e una valigia e un po’ di gioie che risultarono false, su un treno lento come un merci, per la pianura friulana coperta da un leggero e duro strato di neve. Andavamo a Roma», così si esprimeva Pier Paolo Pasolini, rievocando il lontano gennaio 1950, quando, disonorato e senza lavoro, mise in atto, con l’amata madre Susanna, la disperata fuga verso la Città Eterna alla ricerca di una vita migliore. E proprio intorno al quel gennaio del 1950 ruota la mostra Pasolini Roma, allestita nella capitale, presso le sale del Palazzo delle Esposizioni (ancora per poche settimane, fino al 20 luglio), frutto mirabile del lavoro sinergico di ben quattro capitali europee (Roma, Barcellona, Parigi e Berlino), che si associano nel celebrare la figura di Pasolini, nel contempo uomo come tanti, ma straordinario, e artista dal multiforme ingegno.

Un’esposizione innovativa e ricca di materiali, anche inediti, che, attraverso sei sezioni ordinate cronologicamente dall’approdo a Roma al tragico epilogo del 1975, guida il visitatore alla scoperta di veri e propri frammenti di vita in una città che per un quarto di secolo ha alimentato, con i suoi pregi e con le sue contraddizioni, l’estro creativo dell’intellettuale più attivo e più dibattuto del XX secolo.

Roma, città pregna di storia, di arte e di cultura, per tutti sinonimo ed emblema incontrastato e indiscusso di fascino senza tempo, di eterna bellezza, ha acuito e affinato le doti analitiche e critiche di Pier Paolo che, da attento osservatore, ha saputo scavare a fondo e far emergere in maniera impareggiabile, attraverso abilità artistiche estremamente variegate, non solo le luci, ma soprattutto le ombre dell’Urbe. Del resto la sua avventura romana ha inizio nei quartieri dimenticati della città, in quelle borgate in cui scopre una lingua e una cultura veraci, che non gli appartengono, ma che lo coinvolgono e che saranno l’oggetto privilegiato della produzione letteraria e cinematografica di Pasolini.

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Ogni sezione comprende le proiezione di filmati che presentano lo stato attuale dei luoghi-simbolo della sua permanenza romana; a piccoli passi ci si addentra, con l’ausilio di cartine e di fotografie, in quegli stessi luoghi in cui lo scrittore ha vissuto, in cui ha ambientato romanzi e film. La mostra consente di ammirare molteplici materiali che spaziano dai carteggi epistolari, autografi di Pier Paolo Pasolini, alle pagine di diario, dalle sceneggiature scritte per i film di altri agli storyboard delle pellicole che lo videro diretto regista. Si scoprirà inoltre un Pasolini inedito nelle vesti di pittore con una serie di suoi disegni, di dipinti e di autoritratti. Numerosi sono poi i contributi audio e video di cui si sono avvalsi i curatori della mostra, Gianni Borgna (ideatore e anima dell’evento scomparso a meno di due mesi dalla sua inaugurazione), Jordi Balló e Alain Bergala; consistenti sono gli stralci di giornali dell’epoca, soprattutto gli estratti con le notizie delle vicende giudiziarie che lo videro coinvolto.

La mostra dà spazio e voce all’entusiasmo, alle gioie, ma anche alle angosce di un personaggio estremamente complesso, per molti controverso e provocatorio. Pasolini ci prende per mano, rendendoci così partecipi delle vicende pubbliche e private che lo riguardarono, delle affettuose e durature amicizie allacciate a Roma (prime tra tutte quelle con Alberto Moravia ed Elsa Morante, compagni di tanti viaggi), dei personaggi del mondo della cultura e dello spettacolo con cui intrattenne rapporti lavorativi, delle persecuzioni di cui fu vittima, delle sue lotte e degli impegni nella città.

Dopo l’ultima sessione fotografica – che ci consegna le istantanee scattate a poche settimane dalla morte cruenta, in un momento di grande fertilità creativa -, il percorso espositivo termina con la riproposizione audiovisiva dell’accorato discorso di Alberto Moravia ai funerali di Pasolini, tenutisi a Campo de’ Fiori, la piazza degli eretici, nel novembre del 1975, e con la proiezione del tiributo di Nanni Moretti alla fine del primo episodio di Caro Diario (1994), con scene girate a Ostia nel luogo in cui Pasolini fu rinvenuto cadavere.  Pasolini Roma è stata allestita con cura e con maestria per regalarci il ritratto di un uomo che, sullo sfondo di una Roma esplorata nei molteplici volti che la contraddistinguono, ha calcato su più fronti le scene del Novecento, facendo della sua diversità un segno distintivo e assurgendo a icona e mito.

Amanda Bianchi  

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