In un libro la storia del mondo in dodici mappe

La storia del mondo in dodici mappeChe le mappe fossero state essenziali per l’espandersi dei commerci e delle conoscenze geografiche era cosa nota. Più complesso comprendere come a ogni nuova mappa, che sia la carta del Mar Mediterraneo o il primo abbozzo dei nostri planisferi, venga a crearsi un intero mondo. Infatti, sostiene Jerry Brotton nel suo “La storia del mondo in dodici mappe” (Feltrinelli), se è evidente che le carte cercano di descrivere il mondo esterno, è pur tuttavia vero che tali descrizioni vengono a cambiare la nostra percezione del mondo, così come i dipinti non soltanto descrivono la realtà, ma anche ci permettono di guardarla con occhi nuovi. Brotton di mestiere è storico, ma la tesi che sostiene la sua ricerca, dettagliata e al contempo dal sapore romanzesco, in una combinazione tipicamente inglese, viene a coinvolgere diverse discipline fornendoci, mediante l’illustrazione delle principali mappe che hanno scandito la storia dell’uomo, una nuova mappa del sapere. Non poteva esserci miglior esito per un autore che esordisce ricordando come “l’impulso a disegnare mappe e carte geografiche è un istinto umano fondamentale e immortale”.

Impulso che ha come caratteristica quella di mettere se stessi al centro delle rispettive mappe: così è stato presso i babilonesi, così sarà per l’Islam dei califfati, il Cristianesimo medievale e l’Impero britannico. A nuovi centri di potere cambiano i parametri con cui proiettare il mondo sulla supercifice piana delle tavolette d’argilla, prima, della carta, poi. A tale bisogno di porre se stessi al centro del mondo si oppone però il bisogno di verità di tutti i Tolomeo e di tutti i Copernico, ovvero di tutti coloro che, nelle diverse epoche, hanno visto nella cartografia uno strumento essenziale per giungere alla verità sul mondo.

Ecco così dispiegato l’intreccio che muove Brotton dalle mappe dell’estremo oriente a quelle delle botteghe rinascimentali: intreccio di politica e scienza, dove non sempre è possibile distinguere chiaramente l’una dall’altra. Districandosi tra episodi storici e grandi tappe della tecnica e dell’economia, Brotton presenta una successione di metodi carografici che, culminati nelle mappe digitali a noi tutti oggi disponibili sulla rete, hanno contribuito a plasmare la nostra identità di uomini, sempre più proiettati su scala globale ma tenacemente ancorati al bisogno di pensare l’altro, il territorio e il popolo a noi distante, a partire da noi stessi: è quanto dimostrano le statistiche di Google Earth dove il primo luogo ricercato sulla mappa digitale è quello del proprio domicilio.

Per approfondire: http://youtu.be/mHMpClQM1t0

Cosimo Nicolini Coen

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