Leonard Freed. Io amo l’Italia in mostra ad Aosta

Aosta, Leonard Freed. Io amo l’Italia in mostra – L’Italia ha sempre esercitato un certo fascino sui fotografi, da Henry Cartier-Bresson a Robert Capa fino Steve McCurry e ai suoi meravigliosi scatti dell’Umbria. Ma ce n’è uno che merita di essere menzionato ed è Leonard Freed che ha fotografato in lungo e in largo il Bel Paese, cercando di carpirne i profumi, i sapori, gli usi, i costumi per riscoprire – diceva – le sue origini attraverso la gente comune d’Italia che per l’ospitalità si è sempre distinta nel mondo. Per conoscere meglio questo fotografo, potete recarvi ad Aosta, dal 21 maggio al 20 settembre 2016, dove ammirerete cento scatti nell’ambito della mostra Leonard Freed. Io amo l’Italia. La location è il Centro Saint-Bénin e l’esposizione è curata da Enrica Viganò.

©Leonard Freed (Magnum Brigette Freed) – Sicilia 1975

Leonard Freed. Io amo l’Italia è una mostra alquanto particolare, perché attraverso le immagini del fotografo nato a Brooklyn nel 1929 e deceduto a Garrison nel 2006 potrete conoscere meglio il nostro Paese e apprezzarne le varie sfumature. Dalle fotografie, tutte in bianco e nero e realizzate tra la seconda metà del Novecento e gli inizi del duemila, trapelano quel calore e quella spontaneità tipicamente italiani. Leonard Freed si avvicinò al nostro Paese prima attraverso la Little Italy di New York, poi direttamente, ed è proprio in Italia che cominciò ad amare la fotografia ma egli non era interessato all’arte e alle bellezze paesaggistiche bensì alla gente comune, perché quest’artista era innanzitutto appassionato di antropologia ed etnografia.

La mostra Leonard Freed. Io amo l’Italia è un’occasiona unica. Organizzata dall’assessorato dell’Istruzione e Cultura della Regione autonoma Valle d’Aosta con l’ausilio del Leonard Freed Archive e Admira, l’esposizione si aprirà il 20 maggio 2016 alle 18. «Leonard Freed si poneva molte domande, nei suoi diari appuntava la profonda ricerca che stava svolgendo sull’esistenza e sulle motivazioni del vivere umano», spiega la curatrice. Attraverso la sua macchina fotografica, faceva emergere il proprio talento. «Il suo impegno era tutto dedicato alle persone e, di conseguenza, alla madre di tutte le domande: chi siamo? Osservava il mondo cercando una risposta universale e capillare allo stesso tempo – scrive in una nota Enrica Viganò -. Sceglieva lui stesso i temi su cui lavorare e si immergeva fino alle radici, fino alla linfa genitrice dei comportamenti umani. E ogni volta spiegava qualcosa di più dei soggetti ritratti, ovviamente, ma anche di noi stessi e soprattutto del suo sé». Soleva dire: «La mia macchina fotografica è il mio lettino dello psichiatra». Per info sulla mostra rivolgersi alla Regione autonoma Valle d’Aosta – Assessorato Istruzione e Cultura – Attività espositive – telefono: 0165.274401 / [email protected] oppure Centro Saint-Bénin – telefono: 0165.272687 – www.regione.vda.it.

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