Khaled Hosseini: E l’eco rispose, la recensione

“[…] Mi dicono che devo guadare le acque dove presto annegherò. Prima di immergermi, lascio questo sulla spiaggia per te. Prego che tu lo possa trovare, sorella, perché tu sappia cosa c’era nel mio cuore quando sono finito sott’acqua […]”.

 

Piemme - pagg. 456 - euro 19,90
Piemme – pagg. 456 – euro 19,90

Dopo Il Cacciatore di aquiloni e Mille splendidi soli, il romanziere di origini afgane, Khaled Hosseini, è ritornato in libreria con una nuova storia, forse meno intensa delle precedenti ma sempre convincente. E l’eco rispose, questo il titolo del suo ultimo romanzo, è nella top ten italiana dei libri più venduti da molte settimane, senza mai retrocedere nella classifica, almeno per il momento. Ma cos’è che ha reso questo libro da subito un bestseller? Sicuramente Hosseini, forte anche del successo delle sue antecedenti pubblicazioni, coinvolge il lettore descrivendo con dovizia di dettagli contesti socioculturali lontani e incuriosendo con storie, spesso tragiche. L’uomo che reagisce, in diversi modi, alle varie forme di violenza è il filo conduttore dei romanzi di Hosseini, che pone al centro di questo nuovo libro il legame tra una sorella, Pari, e un fratello, Abdullah, separati dal destino ma uniti dal vincolo di sangue e da un profondo affetto. La loro separazione, se da un lato darà l’opportunità a Pari di non subire i soprusi e le ingiustizie, solo per il fatto di esser donna, come accade a Mariam e Laila in Mille splendidi soli, dall’altro lascerà nella bimba ormai donna la sensazione che qualcosa d’importante le è stato tolto.

Mentre passano gli anni, il lettore fa amicizia con nuovi personaggi che vivono in posti diversi e che appartengono a differenti culture. Ognuno di loro racconta se stesso e le proprie ragioni, ma tutti sono legati a Pari e Abdullah in un modo o nell’altro. Cosa li lega? Un luogo o una lontana parentela o un altro personaggio conosciuto per caso. Nel libro c’è spazio anche per l’amore omosessuale e per le sregolatezze di due donne che nelle loro diversità comunque si somigliano: Nila e Madaline, così rivoluzionarie eppure così fragili. E… poi c’è Thalia che, a causa di un morso di un cane, ha il viso completamente sfigurato e che riesce comunque a costruirsi una vita, anche grazie a Markos. Da una decisione dolorosa ma inevitabile si originano dunque promesse non mantenute, sentimenti che oscillano dall’odio all’amore, parole dette solo all’ultimo momento, sensazioni dolorose che si diffondono nell’etere come un’eco, la quale risponde con il trascorrere degli anni, in un’altra zona del mondo, condizionando le scelte dei personaggi coinvolti. Ma cosa sarebbe accaduto se il padre di Pari e Abdullah non avesse preso quella decisione estrema? Sicuramente la vita sarebbe stata diversa per tutti. Forse non migliore… solo diversa. Perché a volte il dolore di una persona allevia la sofferenza di un altro individuo. Infatti, come affermava Jalaluddin Rumi nel XII secolo, “ben oltre le idee di giusto e di sbagliato c’è un campo. Ti aspetto laggiù”. In questo campo non c’è spazio per il giudizio; qui c’è solo comprensione.

m.i.  

Commenti

commenti

Lascia un commento

Torna in alto