CINDY SHERMAN, THAT’S ME – THAT’S NOT ME

Cindy Sherman Untitled (Lucy), 1975/2001 fotografia in bianco e nero, stampa alla gelatina d’argento Courtesy: Collezione Verbund Vienna

Cindy Sherman, eclettica, creativa, apprezzata a livello mondiale per la sua arte, sarà la protagonista della mostra ospitata a Merano Arte (Bz) dal 1° febbraio al 26 maggio 2013. La fotografa e regista americana è una delle personalità dell’arte contemporanea più influenti ed espone 50 opere realizzate tra il 1975 e il 1977 a Buffalo, agli albori della sua carriera, quando era poco più che ventenne. La mostra That’s me – That’s not me, curata da Gabriele Schor, in collaborazione con la Collezione Verbund di Vienna, arriva per la prima volta in Italia, dopo le tappe alla Vertikale Galerie di Vienna e al Centre de la photographie di Ginevra.

Cindy Sherman Untitled (Bus Riders I), 1976/2000 Serie di 15 fotografie in bianco e nero Courtesy: Collezione Verbund Vienna

I lavori proposti a Merano appartengono al periodo di formazione di Cindy Sherman avvenuto alla State University of New York di Buffalo, quando decise di abbandonare gli studi sulla pittura, per dedicarsi completamente alla fotografia. Qui produsse un ampio corpus di opere che sono le fondamenta su cui costruì il suo percorso creativo, e che anticipano la famosa serie Untitled Film stills che creò a New York, tra il 1977 e il 1980.

In questi anni, Cindy Sherman venne influenzata dalle forme espressive che stavano emergendo all’inizio degli anni Settanta, come il video, la fotografia, l’installazione, la performance, l’arte concettuale, la Body art. Inoltre, frequentando l’Hallwall Contemporary Arts Center di Buffalo, centro espositivo autogestito da artisti, fondato nel novembre 1974 dal suo amico Robert Longo e da Charles Clough, ebbe modo di conoscere importanti visiting artists, quali Vito Acconci, Bruce Nauman e Chris Burden e alcune artiste che furono per lei un esempio. Tra queste, Lynda Benglis, Hannah Wilke, Adrian Piper, Eleanor Antin e Suzy Lake, vere e proprie role models, poiché usavano nell’arte il proprio corpo femminile.

L’opera giovanile di Cindy Sherman può essere suddivisa in tre fasi. Nella prima, si dedica al ritratto. Ricorrendo al trucco e alla mimica, nel 1975, realizza alcune serie fotografiche che la raffigurano con il volto trasformato. Le foto Untitled (Growing Up) affrontano il tema dell’adolescenza, rappresentando i cambiamenti della fisionomia di una bambina che diventa una ragazza.

La seconda inizia quando la performance coinvolge tutto il corpo dell’artista. Cindy Sherman fotografa se stessa in diversi ruoli e pose, assumendo differenti identità, e poi ritaglia le figure dalle fotografie (cut-out). Nascono così il film Doll Clothes (1975) e vari lavori in cui questi cut-out vengono sovrapposti e allineati.

Cindy Sherman Untitled (Bus Riders II), 1976/2000 serie di 15 fotografie in bianco e nero Courtesy: Collezione Verbund Vienna

Nella terza fase, Cindy Sherman fa interagire diversi personaggi e caratteri, come nelle serie A Play of Selves, Bus Riders e Murder Mystery (tutte del 1976). A Play of Selves, in cui sono coinvolti 244 personaggi e 72 scene distribuite in quattro atti e un finale, è una complessa opera teatrale. L’artista americana mediante caratteri diversi (ad esempio la follia, il desiderio, la vanità, la sofferenza, la donna affranta, l’amante ideale) vi rappresenta il variegato e ambivalente mondo interiore femminile. In Murder Mystery, con circa 211 cut-out e 80 scene, costruisce un racconto giallo dal finale incerto, in cui interpreta vari ruoli, tra l’altro quello dell’amante geloso, del maggiordomo, della madre e del detective.

La complessa opera giovanile di Cindy Sherman è frutto di un processo creativo concettuale e performativo. A causa del carattere effimero dell’installazione, molti cut-out, come per esempio i Bus Riders, sono andati persi. Negli anni trascorsi a Buffalo, la Sherman per la prima volta eleva il gioco della metamorfosi a progetto artistico e realizza numerose fotografie, fino ad oggi inedite, che riuniscono in sé molti elementi del teatro e del cinema. Da più di 35 anni, interpreta e reinterpreta tutta l’ampia varietà di ruoli e di identità femminili.

Accompagna l’esposizione il catalogo ragionato – Hatje Cantz Verlag (bilingue tedesco e inglese) – delle opere giovanili di Cindy Sherman, curato da Gabriele Schor, che ha lavorato per tre anni in stretta collaborazione con l’artista americana.

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