Brescia, una mostra sulla pittura italiana del ‘900

Osvaldo Licini, Amalassunta su fondo blu, 1950, olio su carta telata, cm 25,5 x 33,35“Gli Angeli, la Pittura e il Novecento Italiano”. Questo il titolo della mostra che la Galleria Agnellini Arte Moderna di Brescia propone fino al 20 di luglio. Curata da Dominique Stella, l’esposizione vuole essere un percorso attraverso la pittura italiana del Novecento. Un viaggio, quindi, tra le opere di artisti come Osvaldo Licini, Mario Sironi, Giorgio Morandi, Giorgio De Chirico, Alberto Savinio e Lucio Fontana.

Punto di partenza per questa riflessione sono, come emerge dal titolo della mostra, gli Angeli di Licini, la cui «diversità e ricchezza – mettono in luce gli organizzatori dell’esposizione – consente di affermare la sua importanza, spesso minimizzata, nel confronto con i movimenti che si svilupparono contemporaneamente in Francia e Germania. Non meno importanti furono, infatti, le correnti di pensiero che nacquero in quel periodo in Italia, come il Futurismo e la Metafisica inventata da De Chirico e da Alberto Savinio o la forte impronta artistica che lasciarono Licini o Morandi, le cui opere seppero sfidare la modernità insolente e intellettuale dell’epoca. Grande influenza ebbe, inoltre, l’arte di Fontana, caratterizzata da una forza iconoclasta e quasi mistica».

Alberto Savinio, Il sogno di Achille, 1926, olio su tela, cm 73 x 92La pittura, centro di tutta la riflessione che la mostra vuole sollevare, appartiene in Italia alla tradizione più remota. Come si sa, ogni epoca è stata segnata da artisti fecondi, testimoni e attori dell’evoluzione dei tempi, delle tecniche e delle mentalità. Parlando del XX secolo, in Italia tutto ha inizio con le esperienze divisioniste, «che nulla hanno da invidiare all’Impressionismo francese. La tecnica di scomposizione dei colori e della luce – proseguono – innova una forma di rappresentazione accademica. Meno attenti agli aspetti scientifici della tecnica, gli artisti italiani favoriscono nelle loro opere il carattere simbolico e l’impegno sociale».

È in questo contesto, quindi, che operano le grandi personalità di cui si occupa la mostra bresciana: «la consapevolezza degli artisti italiani di appartenere a un mondo esaltante ma anche effimero e instabile, conferisce una nostalgia indefinibile a un’arte che rimane in disparte dalle polemiche estetiche ma sposa la causa di un sentire profondo».

 

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