Beni Culturali, in un libro le strategie per la salvaguardia

168 pagine - € 18,00
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Il 5 maggio 2013 Report mandava in onda un servizio dal titolo “Belli da morire”, a cura di Stefania Rimini.

La trasmissione di Rai Tre ha dimostrato con immagini e interviste come l’Italia abbia un grande potenziale nel settore del turismo che però è sottosviluppato in quanto mancano politiche adeguate e moderne.

«Su Google l’Italia è la meta più cliccata dopo gli Stati Uniti e la Cina. E fino al 2020 si prevedono 500mila nuovi posti di lavoro solo nel’indotto turistico, con il quale potremmo portare a casa 30milioni di euro», affermava la giornalista.

Una cifra esorbitante che però sembra non far gola a nessuno. A questo si aggiunge anche la scarsa manutenzione di beni culturali italiani che sono a rischio.

Nel libro “Un patrimonio artistico senza”, edito da Skira, il restauratore Bruno Zanardi spiega le cause di tanto degrado e si sofferma soprattutto sulle strategie da adottare per risanare il patrimonio artistico di una Nazione tra le più affascinanti al mondo, partendo da esempi positivi. In particolare, suggerisce Zanardi, è importante creare una sinergia tra il Ministero dei Beni Culturali e altri Ministeri, come quello dell’Università e dell’Ambiente, perché, sostiene il restauratore, i problemi principali sono i restauri grossolanamente sbagliati, la perenne crisi formativa del settore nonché la cementificazione dissennata del paesaggio. Salvaguardare l’ambiente per proteggere i Beni Culturali. Questo, secondo Zanardi, l’obiettivo primario.

Il libro sarà presentato a Milano il 30 gennaio 2014  alle 18 presso la Sala Buzzati di via Balzan 3, angolo via San Marco, numero 21. Sono previsti gli interventi di Tomaso Montanari, Salvatore Settis e Gian Antonio Stella. L’incontro sarà moderato d Pierluigi Panza. Bruno Zanardi, che ha lavorato al restauro di importanti monumenti, è autore della voce “Restauro” dell’Enciclopedia Treccani del Novecento (2004) e ha pubblicato con Skira altri volumi. Il penultimo risale al 2012 e si intitola “Per un’archeologia del presente”. 

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