Avrò cura di te: romanzo epistolare di Gramellini e Gamberale

La recensione e la trama di “Avrò cura di te” di Massimo Gramellini e Chiara Gamberale.

 

Avrò-cura-di-te romanzoSono due tra gli scrittori più apprezzati del momento. Lui è Massimo Gramellini, vicedirettore de La Stampa che ogni settimana dà il suo Buongiorno agli italiani con un editoriale che si allontana dall’oggettivismo giornalistico parlando con cuore e umanità delle questioni clou di questo Paese nonché autore di uno tra i libri italiani più letti degli ultimi anni, Fai bei sogni. Lei è Chiara Gamberale, amatissima promessa mantenuta della letteratura italiana i cui romanzi hanno un enorme successo anche all’estero dove sono stati primi in classifica in Spagna e America Latina.

Le due penne, le due affabulatorie voci, si sono unite per scrivere Io avrò cura di te (edizione Longanesi), un romanzo epistolare, che non racconta una storia d’amore ma una storia di guarigione da se stessi.

Giò (Gioconda) è un’insegnante di 36 anni. La noia di una vita troppo stretta per la sua irrequieta personalità l’ha portata a tradire con il padre di un suo alunno da poco vedovo il marito che in men che non si dica, attraverso una furiosa mail, l’ha lasciata.

Filemone è l’angelo custode di Gioconda che proprio nel momento più buio dell’esistenza della sua protetta si palesa a lei. Tra l’anima terrena e quella celeste nasce così uno scambio fitto di lettere in cui l’angelo accompagna la donna in un percorso profondo, ai limiti più reconditi del suo io, lì, dove c’è ancora una vita intera da vivere. Dove la possibilità di salvarsi dipende solo dal superare i propri limiti, le sovrastrutture costruite con orgoglio per un’intera esistenza.

In Io avrò cura di te Filémone è “interpretato” dalla scrittura scorrevole e profonda di Massimo Gramellini mentre Gioconda ha la voce silente della penna più femminile e uterina di Chiara Gamberale. I due personaggi, inizialmente contrapposti, si uniscono poi in un unico canto d’amore e libertà ma, purtroppo, nonostante la grandezza dei due autori il romanzo si svilisce nel bisogno di piacere alla massa.

Quello che avrebbe potuto essere un incontro interessante tra la parte spirituale e quella terrena di ogni essere umano, la cui distanza viene spesso resa nulla nei momenti più bui del proprio cammino, diventa in Io avrò cura di te una sorta di manuale di sopravvivenza per donne abbandonate e, anche se la cura del contenuto – basata più sulle capacità dei due scrittori che su una trama accattivante – è altissima, il romanzo di Gramellini/Gamberale ingabbia la bravura di entrambi e risulta essere, in sostanza, una sequela di retoriche frasi ben scritte ma per nulla originali nei contenuti tanto che in più momenti si ha l’impressione di avere tra le mani non un romanzo epistolare ma una fantasiosa versione di una posta del cuore.

Sandra Martone

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