A MILANO LA MOSTRA DI BOB DYLAN

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Tutti conoscono Bob Dylan come musicista, poeta della canzone e autore di testi entrati nella storia della musica come colonna sonora della vita di intere generazioni. A coronamento di questa carriera, nell’aprile del 2008 gli è stato assegnato il Premio Pulitzer  “per il profondo impatto sulla musica popolare e sulla cultura americana, grazie alle liriche composte e alla straordinaria forza poetica dei suoi testi”.

Pochi però sanno che Dylan è da sempre anche un artista visivo, che disegna fin da quando era molto giovane e che verso la fine degli anni ‘60 ha iniziato a dipingere. I suoi dipinti saranno i protagonisti di una mostra al Palazzo Reale di Milano che è stata presentata oggi e che si aprirà domani, 5 febbraio 2013.  L’esposizione – che è stata allestita nelle stanze dell’Appartamento di Riserva è stata promossa e prodotta dal Comune di Milano Cultura Moda Design e da Palazzo Reale ed è curata da Francesco Bonami – comprende la serie più recente delle creazioni dylaniane, New Orleans Series, realizzata dall’artista tra il 2008 e il 2011.

Basati su immagini fotografiche, i dipinti si muovono fra l’isolamento dei soggetti e scene dove i personaggi sono immersi in una tensione e una violenza intime. Amore e violenza sembrano però rimanere sempre sul bordo della tela, creando una strana atmosfera di sospensione. L’emozione rimane intrappolata nel dipinto, in attesa che lo sguardo dello spettatore la liberi. Anche il tempo è come rallentato e Dylan unifica la sua illusione pittorica svuotando quasi completamente i lavori del loro colore, come su una vecchia pellicola un po’ sbiadita. L’occhio si trasforma così in una lente capace di sostituire la registrazione della realtà al ricordo .

Il ritmo di tutta la mostra ha il passo di una giornata che scorre. L’artista e gli spettatori si muovono fra i quadri come personaggi di un film, passeggiano fra le ore del giorno osservando la realtà che li circonda, fanno il resoconto della loro camminata senza fare nessun commento, mantenendosi a distanza. Da scene di totale indolenza come in Blowtorch, Sala da Ballo o Stazione Ferroviaria si scivola così dentro un’ atmosfera di tensione e violenza nascoste e misteriose come Blind Man, Jockey Club, Peace Maker, Rescue Team o Hitman.

Se la spiritualità è evidente in Church Goers e Minister, queste tele sono però in aperto contrasto con la sessualità prima appena accennata in Masked Dance e poi esplicita in Fire Dancer, Romeo and Juliet e altri dipinti senza titolo. Poi finalmente i dipinti delle Courtyard danno un po’ di respiro alla fine del giorno.

L’evento espositivo sarà accompagnato da una rassegna cinematografica dedicata a Bob Dylan, organizzata da Fondazione Cineteca Italiana in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura, Moda, Design del Comune di Milano, che si svolgerà dall’1 al 3 marzo 2013 presso la Sala Alda Merini – Spazio Oberdan della Provincia di Milano.

Sei i titoli in programma, fra lungometraggi e documentari: il classico Rinaldo e Clara (1978), diretto dallo stesso Dylan, in cui la musica si intreccia con interviste e divagazioni filosofico-esistenziali; il bellissimo Io non sono qui (T. Haynes, 2007), vincitore alla Mostra del Cinema di Venezia 2007 del Premio speciale della giuria e della coppa Volpi per la miglior attrice a Kate Blanchett, che intrepretò lo stesso Dylan in modo stupefacente con un eccezionale lavoro sui gesti, le movenze e la voce dell’artista; il grande ritratto di Scorsese No Direction Home: Bob Dylan (2005), con inediti materiali di repertorio e interviste realizzate per il film; poi Pat Garrett e Billy the Kid (1973), certo uno degli western crepuscolari più belli di sempre, firmato dal maestro Sam Peckinpah e ricordato anche per la celeberrima canzone “Knockin’ on Heaven’s Door”; il documentario di Alan Pennebaker Dont Look Back (1967), il primo dedicato ad un artista del folk-rock e selezionato nel 1998 per la preservazione da parte del National Film Registry della Library of Congress statunitense come opera significativa sotto l’aspetto culturale, storico ed estetico.

L’ultimo titolo della rassegna è un’opera tutta da scoprire, mai distribuita in sala in Italia. Si tratta di Masked and Anonymous, realizzato nel 2003 da un regista di grande talento come Larry Clarke, con Bob Dylan nei ruoli di sceneggiatore e interprete protagonista e con uno stuolo davvero significativo di grandi attori: da Jeff Bridges, John Goodman e Jessica Lange, a Penelope Cruz, Luke Wilson, Angela Bassett, Ed Harris, Val Kilmer.

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