La società di plastica, quando la vecchiaia fa paura

Seni rifatti e sguardi ringiovaniti come nel film “La morte ti fa bella” (Immagine di copertina, ndr). Alla società di plastica non piace invecchiare, lo dimostra un’indagine effettuata nel 2013 dall’ISAPS, secondo la quale l’Italia è sesta al mondo per interventi eseguiti e per chirurghi che li praticano. Al primo posto c’era la liposuzione, seguita dall’aumento del seno e dal ringiovanimento dello sguardo. Ora – premettendo che i dati sono vecchi di oltre tre anni, ma la situazione, se l’intuito non m’inganna, non è certo cambiata in negativo per la Chirurgia – voglio aprire una parentesi sull’invecchiamento che mai come in questa epoca è considerato in modo troppo negativo; poi ciò che leggo sui social network mi dà la prova che quanto scrivo si avvicina di molto alla realtà. Scoprire il motivo per cui alla società di plastica non piace invecchiare è un rebus troppo grande da risolvere. Sicuramente alla base c’è il timore di essere messi da parte, ignorati e considerati inutili dalle nuove generazioni, sempre più alienate.

Per tutte le antiche tradizioni, l’anzianità era un valore aggiunto, perché i nonni erano un patrimonio di tutta la famiglia con la loro saggezza e con la loro capacità di allargare lo sguardo. I bisnonni (io ho avuto la fortuna di conoscerli quasi tutti) erano un pozzo di storie che ti portavano in un’altra dimensione, quella della fantasia, che nessuno schermo può sostituire. Il mondo si evolve ed è giusto che le cose cambino, ma sempre nel rispetto della naturalezza. E` giusto prendersi cura del proprio corpo, mantenendolo sano con l’alimentazione corretta e con uno stile di vita rispettoso, però, della ciclicità. Le stagioni ci insegnano molto e noi di questo ciclo terrestre facciamo parte. La vecchiaia è un po’ come l’inverno che, con la sua magia, conserva comunque il seme della rinascita. Non tutto ciò che vediamo è come ci appare. Oltre il velo di Maya c’è molto di più.

Perdendo l’interiorità e quindi la saggezza dell’anziano perdiamo noi stessi e un poco per volta con le nostre maschere, appiccicate sulla faccia, diventiamo degli automi che ripetono come pappagalli ciò che sentono dire in Tv o leggono sul web, giacché i fautori della società di plastica ci vogliono privare di una mente critica individuale. Per esempio, mi hanno colpito le accuse indirizzate, nel corso del Festival di Sanremo 2017, a molti big in gara, come Fiorella Mannoia, Ron e Al Bano Carrisi, colpevoli di aver deciso di partecipare alla kermesse, perché, secondo alcuni giovani benpensanti, non hanno più l’età per cantare e, quindi, devono dare spazio ai talenti emergenti. Poveri noi! L’Arte non ha età. Michelangelo Buonarroti dipinse il Giudizio Universale a sessantasei anni, in un secolo in cui l’età media era di quarant’anni circa. Nessuno gli avrebbe mai suggerito di andare in ‘pensione’ e per fortuna direi. Alla società di plastica i vecchi, però, fanno paura e allora si tenta l’impossibile per rimanere giovani, apparendo artefatti. Il primo capello bianco è una tragedia, mentre le rughe sono un trauma irrisolvibile. Eppure i capelli bianchi e i segni sul viso sono la prova che abbiamo vissuto. Secondo un detto africano, vede più lontano un vecchio seduto che un giovane in piedi. Dimostratemi che non sia vero. Dimostratemi che i vecchi non fanno paura ai bambini e che, proprio per questa forma mentis, i suicidi si verificano sempre più tra le generazioni di anziani, i quali si sentono inutili e sempre più soli nella società di plastica. Questa comunque è un’altra storia…

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