Gentiloni, il Governo di responsabilità e l’arte di fare inciuci

Una signora, che io definisco saggia, qualche giorno fa mi ha detto: «Quando ci comporteremo nelle piccolissime cose da cittadini onesti, eleggeremo altri cittadini onesti». Aveva ragione, perché, pensandoci bene, mi accorgo che quei politici, così tanto criticati, sono in realtà specchio del nostro Paese; dopotutto queste persone hanno frequentato le nostre stesse scuole e sono cresciute nel nostro medesimo ambiente socio-culturale. Criticare loro equivale a criticare noi stessi, di conseguenza sarebbe opportuno fare una scelta consapevole quando nel 2018 (se non prima) andremo alle urne, altrimenti meglio astenersi. Il nuovo presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, nel discorso alla Camera ha parlato di un «Governo di Responsabilità». Due parole che abbinate sono molto impegnative.

Governo deriva, infatti, dal latino gubernare che significa reggere il timone. L’etimologia della parola responsabilità non lascia spazio a dubbi circa la funzione del nuovo esecutivo, perché questo termine arriva da respònsus che vuol dire rispondere a se stessi o agli altri sul proprio operato. Le parole sono importanti, perché esse, per analogia, somigliano un po’ al seme, dove è nascosto l’albero che verrà! Un buon seme produce ottimi frutti. Quindi, ogni frase dovrebbe essere pronunciata con cautela perché gli elettori, forse, avranno anche la memoria corta ma non sono poi così tanto ingenui. Ci auguriamo che il primo ministro mantenga quanto affermato alla Camera, la quale – insieme al Senato – però deve vigilare sull’esecutivo, perché ricordiamo che nel 2013 gli italiani non hanno eletto il presidente del Consiglio bensì i parlamentari (deputati e senatori) i quali hanno l’obbligo morale di rispondere ai bisogni collettivi dell’elettorato. L’Italia è una Repubblica Parlamentare, per tanto non c’è stato formalmente nessun abuso nella nascita di questo nuovo Governo. La Legge lo consente ed è importante ricordarlo per essere cittadini attivi e consapevoli. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, non ha fatto altro che esercitare le proprie funzioni nel pieno rispetto della Costituzione Italiana.

Chiariti alcuni aspetti sul «Governo di responsabilità» e sui vari organi di Stato, facciamo una sorta di analisi politica su quanto sta accadendo nella maggioranza. La Storia, che è maestra di vita, ci insegna che ogni partito ha o dovrebbe avere una sua strategia politica. Ora, io mi chiedo: quale ruolo ha svolto Matteo Renzi in seno al suo partito? E perché il Partito Democratico ha scelto di giocare in anticipo la carta Renzi quando avrebbe potuto candidarlo nel 2018 sprecando così una possibilità? Due sono le cose: o il PD non ha una strategia a lungo termine ben definita e gioca d’azzardo, senza nessuna prospettiva futura (e dubito che una “vecchia volpe” come un certo Massimo D’Alema possa essere così ingenua), oppure si è voluto sfruttare la figura di Matteo Renzi per non andare alle urne in anticipo rischiando una sconfitta, vista l’ascesa del Movimento 5 Stelle. Poi si è scelto di farlo dimettere, con la scusa di un referendum, in vista di una nuova candidatura nel 2018, dopo la parentesi Gentiloni. E` una possibilità, non una certezza, ma a mio avviso molto probabile. Renzi al referendum ha ottenuto da solo oltre il 40 per cento e molti elettori del PD hanno votato per il No schierandosi contro il proprio segretario per seguire gli esponenti contrari alla riformacon un partito unito (della serie «turiamoci il naso e votiamo PD») l’ex premier avrebbe ottime chance per essere eletto! La Storia, come dicevo prima, mi ha insegnato che ogni mutamento governativo è figlio di una precisa manovra politica. Ce lo dimostrano gli anni del Centrismo, ce lo dimostrano il Compromesso Storico e la Strategia della Tensione. Nulla è casuale sul teatrino politico del Bel Paese, tanto decantato da poeti e artisti che già nel 1500 criticavano alcuni malcostumi italiani. Lo stesso Ludovico Ariosto nel celebre Orlando Furioso scriveva: “(…)O d’ogni vizio fetida sentina, dormi, Italia imbriaca (…)”. Adesso non ci resta che attendere e vigilare su questo «Governo di responsabilità», targato Paolo Gentiloni.

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