Rania di Giordania e Sajida: i due volti dell’Islam

Rania di GiodaniaRania di Giordania e Sajida non hanno quasi nulla in comune. La prima è la bella, intelligente e moderna regina di Giordania, donna colta, influente, amante della bellezza, dedita ad attività umanitarie, di origini palestinesi e madre di quattro figli. La seconda è stata appena giustiziata in Giordania. Una terrorista irachena che, nel 2005, tentò di farsi esplodere ad Amman, in un albergo frequentato da stranieri. Il detonatore che portava addosso non funzionò, al contrario di quello portato da suo marito. Così Sajida venne arrestata e, nel 2006, condannata a morte per impiccagione. L’esecuzione della pena venne rimandata per una moratoria sulla pena di morte voluta proprio dalla Giordania, il cui effetto è terminato lo scorso anno. Rania la conosciamo tutti, così come le sue battaglie in difesa delle donne e dei bambini. Di Sajida abbiamo intravisto il volto, stanco ma ancora deciso, oltre la grata della sua cella e ci è diventato noto, tristemente riconoscibile, perché legato a un terribile, inqualificabile, indescrivibile atto di violenza; la morte al rogo del pilota giordano Muʿadh al-Kasasbeh, perpetrata dall’Isis. Un omicidio, quello del ventiseienne, che lo stesso imam dell’Università di al-Azhar, Ahmed al-Tayyeb, non ha esitato a definire “opera di un’organizzazione terroristica satanica”, come riportato dall’Agenzia Ansa. Sajida faceva parte del riscatto chiesto dai terroristi dell’Isis; una vita per una vita, una kamikaze per un giovane pilota. Poi il silenzio da parte degli estremisti fino alle macabre immagini delle fiamme che si avvicinano alla cella in cui era detenuto l’ostaggio e che ancora, comprensibilmente, tengono il mondo sotto choc. La regina Rania ha definito la giovane vittima, attraverso un tweet in arabo, un “martire della patria”, la Giordania ha promesso guerra all’Isis, questo “piccolo popolo” di uomini disumani che sembra inarrestabile e in continua crescita. Una promessa che ha visto nella pronta esecuzione di Sajida al-Rishawi un primo atto concreto. C’è chi lo definisce “occhio per occhio”, chi una sentenza che andava solo applicata. Di fatto lo Stato giordano non ha fatto attendere una risposta a quanto accaduto. Islamic State ask to swap Japanese hostage for jailed failed suicide bomberDicevamo che Rania di Giordania e Sajida non hanno quasi nulla in comune e c’è da aggiungere che, mentre quest’ultima era benvoluta dai terroristi, poiché ne condivideva i folli e macabri scopi, la sovrana è da questi apertamente detestata. Il motivo è presto detto: la regina è la personificazione di tutto ciò che gli estremisti odiano della femminilità in genere e di quella odierna in particolare: la bellezza, la grazia, l’eleganza, la determinazione, l’erudizione, la libertà, l’impegno sociale, la vicinanza all’Occidente per visione del mondo e ideali. Insomma Rania e la stessa monarchia giordana sono un pugnale conficcato nel cuore di chi vuole un Islam oscurantista e crede che il mondo non islamico sia corrotto insieme a quanti lo sostengono al di là della loro fede. Fu la regina, ricordiamolo, a esprimersi duramente nei confronti dell’Isis pochi mesi fa, a un summit negli Emirati Arabi. Fu lei a marcare in maniera netta la distanza tra la vera identità araba e musulmana e le deviazioni (termine eufemistico) dell’Isis. Sajida e Rania di Giordania sono distanti quanto la notte e il giorno, una lontananza non solo dettata dal livello del ruolo ricoperto, ma soprattutto da valori antitetici che hanno forgiato due personalità in conflitto. Abbiamo detto che non hanno quasi nulla in comune, ma non abbiamo approfondito quel “quasi”, che pure ha una grande, intuibile importanza: entrambe sono musulmane. Figlie della stessa religione, ma con due diversissimi modi di viverla ed esprimerla. Rania la fiera e moderata, che ci dimostra ogni giorno quanto il vero Islam sia diverso da quello descritto dai pregiudizi e dalle parole superficiali, dalle turpi azioni dell’Isis e dagli scopi nefandi del terrorismo in genere, frutto di menti traviate. L’Islam non è “allergico” alla modernità e, nel bene e nel male, non possiede una sola anima. Sta a noi tutti difendere la parte buona e sana, che è più grande di quella malvagia.

Francesca Rossi

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