Non c’è crisi se sei come Soichiro Honda

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L’Equilibrista oggi scriverà di perseveranza, una qualità che  purtroppo scarseggia. Si comincia un progetto e poi lo si abbandona passando oltre, senza dare mai il tempo al seme che si è piantato di germogliare. «Non produce, ci vuole troppo tempo; sono stanco, stressato. Voglio qualcosa di più redditizio». La fretta e il desiderio di ottenere tutto e subito prendono il sopravvento, facendoci piombare nello sconforto e nell’apatia. Ma soprattutto ci fanno dimenticare quanto la natura ci insegna ogni giorno: l’ovulo fecondato dallo spermatozoo diventa feto nell’arco di nove mesi, al termine dei quali la mamma dà alla luce un nuovo essere umano, diverso dagli altri. Unico. Il contadino sa che per ogni seme piantato ci vuole un tempo e quindi con pazienza e fiducia aspetta. Questa  forma mentis vale per ogni cosa. Si pensa, si agisce e poi si aspetta continuando nel frattempo a  lavorare. Un valido esempio potrebbe essere la vita di Soichiro Honda, fondatore della Honda Corporation. Era il 1938 quando Honda investì tutto quello che possedeva in un piccolo laboratorio, dove cominciò a creare l’anello elastico che voleva vendere alla Toyota Corporation, la quale però rifiutò la sua offerta. Honda non si diede per vinto e, dopo due anni, la Toyota gli offrì il contratto dei suoi sogni. Ma la guerra stava stroncando di nuovo le sue aspettative. Il Governo Giapponese si rifiutò di fornirgli il cemento armato necessario per costruire la fabbrica, tuttavia  egli ancora una volta non si fece abbattere, riuscendo comunque a edificare lo stabilimento che in seguito venne bombardato, per ben due volte. I macchinari di produzione andarono distrutti, ma Honda trovò la materia prima, che scarseggiava, nei bidoni della benzina che i bombardieri americani avevano gettato via.  Le difficoltà per questo piccolo grande uomo erano ancora dietro l’angolo: un terremoto gli rase al suolo la fabbrica. Dovette quindi vendere il suo brevetto alla Toyota senza però rinunciare alla sua vision. Dopo la Seconda Guerra Mondiale il Giappone non aveva carburante e anche Honda non se la passava affatto bene. Allora lui per muoversi applicò un motorino alla sua vecchia bicicletta e subito i vicini gli chiesero di fabbricare anche per loro la “bicicletta a motore”. Questo gli diede l’input di aprire un nuovo stabilimento, per il quale però aveva bisogno di denaro; pensò allora di scrivere ai produttori di biciclette del Giappone una lettera, nella quale spiegava che potevano contribuire alla rinascita del Paese finanziando le “sue biciclette a motore”. Riuscì nell’intento, fabbricando la Superclub che ottenne un successo strepitoso tanto da essere esportata anche negli Usa. Il passaggio dall’anello elastico alle automobili che vediamo su strada non è stato affatto breve, ma un uomo ha perseverato e ha vinto. Purtroppo oggi in Italia manca questo tipo di mentalità, perché ad alcuni fa più comodo farci vivere nello stato di apatia anziché insegnarci a credere in noi stessi e nella vita. Nessuno – neanche la Scuola – ci trasmette il concetto della PERSEVERANZA. Al contrario ci dicono, con esempi sbagliati, che per avere successo bisogna per forza di cose scendere a compromessi. Si tratta di un punto di vista soggettivo che non è la realtà bensì una realtà, la quale non è certo quella dei VINCENTI!

Giulia Caso

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