La pigrizia secondo i Matsigenka

©Fotolia.com
©Fotolia.com

“Se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio capisco”, dice un detto cinese. E in effetti il motore della vita è proprio l’azione, senza la quale nessun pensiero prenderebbe forma. Elisabeth Kolbert – giornalista del New Yorker e autrice di un libro che è uscito anche in Italia per Nuovi Mondi, nel 2006, dal titolo Cronache di una catastrofe – in perfetto stile giornalistico anglosassone confronta due realtà opposte, partendo dalle indagini di un’antropologa, Carolina Izquierdo, che nel 2004, ha trascorso diversi mesi tra i Matsigenka, una tribù della foresta Amazzonica peruviana, mentre seguiva le indagini di una sua collega, Elinor Ochs, che stava effettuando da tutt’altra parte uno studio sulla vita nella Los Angeles del ventunesimo secolo, reclutando 32 famiglie statunitensi della classe media.

Carolina Izquiero si è accorta che  i bambini della tribù peruviana erano più responsabili dei loro coetanei statunitensi; infatti, mentre in Amazzonia i genitori preparano i figli alla vita adulta, in America sta nascendo una nazione di inetti e nulla facenti che approfittano dell’eccessiva dedizione di mamma e papà. Tanto che in cima alle preoccupazioni dei ragazzi americani che si apprestano ad andare al College c’è l’incapacità di svolgere le faccende domestiche. I genitori americani stanno dunque allevando una generazione di insicuri. Lo stesso discorso si potrebbe estendere all’Italia. Ma, ritornando al nocciolo della questione, cioè all’importanza dell’agire, possiamo quindi affermare che solo una mente abituata, sin dall’infanzia, all’azione potrà trovare soluzioni rapide ai problemi che si presentano nel corso della vita, anziché crogiolarsi in essi.

Ma come abituare i più piccoli ad agire? Guidandoli. Osho ne “Il mistero femminile” suggerisce alle mamme: «Offrigli semplicemente amore e rispetto e aiutalo a crescere senza ostacolarlo (…) dona amore a tuo figlio, ma non offrirgli mai una struttura; dagli amore, ma non imporgli un certo carattere; donagli amore, ma non intaccare la sua libertà. L’amore non dovrebbe mai interferire con la sua libertà». Nel momento in cui si responsabilizza il bambino con l’amore autentico non ci sarà spazio per l’inettitudine ma solo per l’azione che nasce dalla consapevolezza di sé.

Giulia Caso

Commenti

commenti

Lascia un commento

Torna in alto