La furbizia non paga ma chi dorme non piglia pesci

Viviamo in una società in cui l’autenticità è stata sostituita dalla tendenza a omologarsi e a seguire dei comportamenti comuni alla massa. Uno degli orientamenti più diffusi è la separazione tra individui svegli e meno svegli. Appartengono alla prima categoria coloro che si mostrano più furbi degli altri, rientrano nella seconda schiera le persone che credono a tutto ciò che si sentono dire. In altre parole oggi uno dei metri per valutare il valore di un individuo è la furbizia, cioè la facoltà di fregare gli altri prima ancora che questi ultimi lo facciano con noi. Tendenzialmente questa cattiva abitudine ci fa focalizzare sul marcio, facendo notare solo il brutto delle persone ed entrare così in un circolo di paura; sì perché sforzarsi di essere più furbo presuppone una necessità che deriva dall’errata convinzione che gli altri mi vogliano fare sempre del male. Quest’atteggiamento crea un circolo vizioso di pregiudizi e di scarsa fiducia che non aiuta a vivere bene perché inevitabilmente attiriamo quelle situazioni in linea con la nostra credenza. Personalmente credo che esistano persone timide, sensibili, ingenue e persone estroverse, empatiche, coinvolgenti; tale distinzione non ha nulla a che vedere con le capacità che entrambe le tipologie d’individuo possiedono. Non siamo tutti uguali e ciascuno ha una sua personalità, non tutti possiamo fare le stesse cose e ognuno deve trovare il suo posto nel mondo. Questa distinzione che Dio o Madre Natura fa dalla nascita, donandoci diverse caratteristiche e talenti, non ha nulla a che vedere con la passività, la non recettività e la mancanza d’impegno, che caratterizza molti individui.

L’essere svegli, per me, è da intendersi con l’essere attenti, ben focalizzati sulle cose, presenti in quello che si sta facendo ed è sicuramente un elemento che fa una grande differenza. La vita non regala niente a nessuno. Attraverso le difficoltà si cresce, ci si forma, eppure osserviamo continuamente come alcune persone riescono a realizzarsi, mentre molte altre non emergono. Questo succede, perché a prescindere dalle diversità che intercorrono tra individui diversi, uno degli elementi che fa la differenza nel mondo è la capacità di sapersi proporre, di buttarsi nelle cose, allontanando il timore di poter sbagliare, è la tendenza a prendere l’iniziativa. Le occasioni colgono l’individuo coraggioso; si può essere bravi quanto si vuole, ma spesso il sapersi proporre cambia le carte in tavola. Nulla succede per caso. Se qualcuno ci offre un’opportunità, è perché vede in noi qualcosa, se si crea una situazione favorevole è perché è arrivato il momento, non rallentiamo il processo, cogliamo l’attimo; nessuno ci può dare delle garanzie, non esistono certezze se non quelle che sentiamo dentro di noi. Essere svegli, per me, quindi non ha nulla a che vedere con la furbizia, quello è un paradigma sociale, è invece la capacità di essere ricettivi, d’impegnarsi in tutte le cose che si fanno, di dare sempre il massimo con la consapevolezza di aspettarsi il meglio.

Oggi, invece, spesso domina la passività, la tendenza a essere dei dormienti, molte persone apparentemente sembrano sveglie ma in realtà vivono in un loro mondo, parli con loro ma non ti ascoltano, dici loro delle cose e ti accorgi dalle loro azioni che non hanno capito nulla. L’essere poco svegli quindi non ha nulla a che vedere con le capacità della persona o con il non avere furbizia, indica al contrario uno scarso impegno nelle attività svolte, una scarsa predisposizione al sacrificio e una visione della vita molto ristretta. Il detto dice: «chi dorme non prende pesci». E ahimè spesso chi rimane senza pesci è colui che resta con le mani in mano mentre davanti ai suoi occhi il pesce sta nuotando serenamente e aspetta che qualcuno lo prenda. Essere poco svegli è un male perché non ha nulla a che vedere con la natura della persona, sia essa socievole o introversa ma con la mancanza di attivismo e il dominio dell’inerzia. Da questo male si può uscire con una presa di coscienza, con un’apertura mentale, con un risveglio, ma presuppone comunque uno sforzo da cui non ci si può esimere, ma dal quale molti si allontanano.

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