Wild (2014), il film con Reese Witherspoon

Wild è un film del 2014 che racconta la storia vera di Cheryl Strayed in fuga lungo il Pacific Crest Trail per dimenticare la morte della madre e la fine del suo matrimonio. Lo trovi su Disney + in abbonamento e a noleggio su altre piattaforme. Di seguito la recensione di Wild.

Wild recensione

Wild: recensione del film

Il sottotitolo italiano del film di Sean Penn Into The Wild era “nelle terre selvagge” e raccontava la selvatichezza della natura come riparo e poi come feroce matrigna per Christopher McCandless. Il giovane benestante sceglieva di rinunciare alla sicurezza borghese decidendo di immergersi in quelle “terre estreme” citate dal libro biografico di Jon Krakauer. Puro inno alla libertà e alla sottomissione inquieta di fronte al sublime meraviglioso e insieme spaventoso di una natura vergine e incontaminata.

Come per il film di Sean Penn anche la pellicola di Jean-Marc Vallée ha preso forma dalla trasposizione filmica di un libro di viaggio, poi adattato per il grande schermo dagli sceneggiatori. Wild si discosta da Into the Wild, tuttavia, nel modo in cui Vallée sceglie di porre al centro della narrazione non la sinfonia paesaggistica, ma la creatura umana, ovvero il personaggio di Cheryl Strayed, donna che sceglie di iniziare, dopo i traumi del recente passato, una “peregrinatio” lungo il sentiero delle creste del Pacifico.

La tenace bionda ventiseienne decide di imbracciare uno zaino più grande e molto più pesante di lei e di percorrere, in bermuda e scarpe da trekking, circa 1.100 miglia in soli due mesi di traversata. Gli ampi spazi, le vallate impervie e le aree innevate e solitarie che diventano protagoniste della vicenda in Into the wild, sono sostituite, in Wild, dai primi piani che ritraggono la fuggitiva in cerca di pace e dagli improvvisi flashback che interrompono il vissuto presente per dispiegare, sotto forma di ricordo rarefatto, la sofferenza per cicatrici del passato che non possono più rimarginarsi.

Ci prova in ogni modo, Cheryl, a dimenticare, ma il risultato è sempre lo stesso: immagini distorte del matrimonio fallito la tormentano senza sosta e, cosa ancora più struggente, il viso della madre spentasi improvvisamente, si materializza come il più dolce dei sogni diventando il più tremendo degli incubi.

Per dimenticare aveva scelto prima la via facile della droga e poi quella del sesso compulsivo di qua e di là, ma nel suo intimo è sempre riecheggiato un flebile anelito alla libertà, poi esploso nel grido ad apertura di pellicola, dopo aver tirato una scarpa giù da un dirupo, con la mano sanguinante. Inno alla vita (pulsante sangue) per tenere a bada i fantasmi di un trascorso poco edificante.

Ritraendo solo scorci suggestivi, più che vaste immensità, Jean-Marc Vallée si fa interprete e traduttore di una “grammatica” del dolore studiata distillando, in equilibrio quasi perfetto, azione e commozione. Tra un incontro occasionale lungo il sentiero e l’ombra costante di una minaccia (maschile), per fortuna mai concretizzatasi, l’avventuriera vive un percorso di formazione in cui si (ri)conosce e spera di intraprendere un nuovo inizio.

Wild si ispira al volume autobiografico di Cheryl Strayed Una storia selvaggia di avventura e rinascita, adattato per il grande schermo dalla penna di Nick Hornby, qui non sempre ferma, ma men che mai priva di fascino.

Reese Witherspoon, che ha sfiorato la vittoria dell’Oscar come migliore attrice protagonista, si immerge anima e corpo in uno stream of consciousness realizzato fondendo insieme schegge di memoria e suggestioni visive, come immagini e suoni che si riverberano senza tregua vagando impazzite.

E si confondono, nell’opera di Jean-Marc Vallèe, anche i versi di Emily Dickinson con le musiche di Simon and Garfunkel che diventano la voce stessa di Cheryl in bilico su una scarpata: “Preferirei essere una foresta che una strada, sì, io vorrei, se potessi, certamente vorrei”. Vincenzo Palermo

Recensione uscita il 13 aprile 2015 e aggiornato il 15 dicembre 2023.


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