Un paese quasi perfetto: trailer, trama, recensione

Un Paese quasi perfetto si colloca sul grande binario della commedia italiana che fa da specchio e da contraddizione alla società contemporanea. Specchio perché in questo lungometraggio si racconta del lavoro che manca, dell’emigrazione e della scomparsa di territori belli quanto desolanti. Al contempo, tuttavia, il film dà una risposta chiara e precisa ai problemi, formulando delle soluzioni. Le antinomie della vita sono tutte racchiuse in un finale rassicurante e per nulla scontato. Andiamo per gradi. La pellicola non eccelle, ma riesce a trasmetterci quel senso di leggerezza che scorgiamo sul volto dei personaggi pur ponendo al centro della trama una vicenda che ha dei connotati quasi drammatici. Il ritmo del film è piuttosto lento nella prima mezz’ora per poi aumentare soprattutto nel secondo tempo, quando lo spettatore comincia a sentirsi parte attiva.

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La macchina da presa di Massimo Gaudioso si muove su un unico campo d’azione che è quello di Pietramezzana, un paese quasi perfetto, ubicato cuore delle Dolomiti lucane. I 120 abitanti – ignari dei doni meravigliosi della Natura – vivono grazie alla cassa d’integrazione che ogni mese vanno a riscuotere nell’unica banca del paese, gestita da un direttore che dirige se stesso perché è l’unico dipendente della filiale. Ha il volto di Carlo Buccirosso che con il suo solito cinismo comico riesce a rendere credibile questo personaggio sui generis. Domenico (l’ottimo Silvio Orlando) è l’anima e il cuore del film che descrive all’inizio della pellicola, con il classico “C’era una volta”, come le cose siano cambiate a Pietramezzana, dove la miniera, prima della chiusura, garantiva lavoro a tutti.

I cittadini sono rassegnati nel loro immobilismo imperante, smosso però dal carismatico Domenico che non ha alcuna intenzione di lasciare il paese, nonostante la situazione lo richieda, e quindi fa di tutto, forzando gli eventi, per riportare il lavoro in questa piccola e incantevole località della Basilicata. Per aprire una nuova fabbrica, però, c’è bisogno di un medico che dovrà essere talmente affascinato dal luogo da decidere di rimanervi per i successivi cinque anni. Da Milano arriva il chirurgo estetico Gianluca Terragni (Fabio Volo) che a poco a poco s’innamora di Pietramezzana ma, per un difetto di sceneggiatura, questa fase importante non è evidente perché manca quell’incisività che avrebbe conferito alla pellicola un maggiore glamour. Un Paese quasi perfetto complessivamente è una gradevole fiaba dei nostri giorni che si regge su un equivoco e sulla menzogna a scopo benefico. Di seguito il trailer.

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