Serafino, Celentano e quel “piccolo mondo antico”

Serafino, il film con Adriano Celentano, si può vedere su Prime Video in abbonamento e di tanto in tanto viene trasmesso in Tv. Qui la recensione del pellicola. 

serafino-celentanoChe cosa hanno in comune Pier Paolo Pasolini e Adriano Celentano? Apparentemente nulla, anzi azzardare un confronto tra due personalità così diverse potrebbe apparire come una forzatura creata per stupire il lettore. I critici letterari e musicali non gradirebbero, questo è certo! Noi, tuttavia, prestiamo ascolto alle voci più interessanti, soprattutto a quelle provenienti dalla cultura di massa, di cui Celentano fa parte, per capire in quale direzione la nostra società sta andando e poterne raccontare in questa sede. L’occasione, per fare questo inconsueto parallelismo, me la dà il film “Serafino”.

Il Molleggiato ama la natura e ha il mondo antico custodito nel cuore. Nelle sue canzoni parla di verde e di un’epoca lontana, con fare nostalgico, come anche in molte delle sue pellicole; Serafino è una di queste. I personaggi dei film di Celentano, con quell’umorismo bisbetico, un po’ domato, provengono spesso dall’ambiente contadino o comunque da una realtà semplice e genuina, dove vige un anticonformismo inverso.

Lui, Celentano, poco si adatta all’industrializzazione selvaggia e dà il volto nel 1968, in pieno boom economico, al personaggio più buono e ingenuo della sua carriera da attore; Serafino esce nel periodo in cui anche la classe d’intellettuali, di cui Pasolini faceva parte, si occupavano del divario campagna/città. Atroci ed eterei sono i personaggi di Teorema di Pasolini, il racconto uscito per Garzanti nel 1968, dal quale è stato tratto il film omonimo. Lo scrittore e regista crea una metafora della vita, struggente, intellettualmente disarmante ed espressione del vivere contemporaneo.

I protagonisti di Teorema sono come addormentati. Il movimento degli opposti – scrivono Raffaele Manica e Fabio Pierangeli in Pasolini, invettiva e azzurro (edizioni Nuova Cultura) – risaltano e sono ossimorici. L’angoscia del dolore si trasforma così in contemplazione per cose mai viste veramente. Si tratta di erba bagnata e di alberi, definiti “cose umili e supreme” perché appartengono al Paradiso di Dio.

Pasolini rievoca nei suoi scritti e nei suoi film una realtà cronologicamente lontana e allo stesso tempo così vicina perché vive ancora nel nostro cuore. Altri registi, come Vittorio De Sica, stavano documentando il processo di trasformazione degli italiani attraverso pellicole quali per esempio Ieri, oggi, domani (1963), e lo facevano dando particolare spazio alle figure femminili. pasolini

Adriano Celentano invece si rivolge alla massa senza troppe pretese esprimendo il pensiero di un cantante che si presta alla recitazione.

Serafino crede nel valore dell’amicizia, difende la sua libertà e ama tutte le donne, anche la prostituta del paese. Un giorno eredita dalla zia defunta una casa e un bel gruzzoletto ma, anziché investire i soldi in banca, si dà alla bella vita sperperando il suo denaro con gli amici di sempre. I parenti, invidiosi del piccolo patrimonio che egli ha ricevuto, si rivolgono al tribunale per dimostrare che il ragazzo è incapace di amministrare i soldi e affidarlo così a un tutore.

Il pastore Serafino è uno spirito libero che si rifugia sui monti, dove il tetto della sua casa è il cielo. E allora cosa hanno in comune Pier Paolo Pasolini e Adriano Celentano? Sicuramente non molto ma quel poco è racchiuso proprio nella capacità di prevedere ciò che sarebbe accaduto alle più importanti città italiane, oggi diventate delle metropoli invivibili, e in generale al Bel Paese.

La smania di comprare prodotti biologici è più che una moda e gli italiani nei loro microappartamenti, acquistati con un mutuo a vita, sono sempre più stanchi di essere considerati non degli individui dotati di genio e creatività bensì delle macchine di produzione valutate in base al profitto fine a se stesso. Tra Celentano e Pasolini c’è una perenne contraddizione (insita nella loro differente origine), in cui si intravede una piccola analogia, cioè quel comune sentire, tutto italiano, di cui abbiamo scritto. Maria Ianniciello

Questo articolo è stato aggiornato il 16 luglio 2022, alle 19.35. 

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