Roberto Farnesi: Io, il cinema e le fiction

©Franco Buttaro - Roberto Farnesi intervistato da Emilio Buttaro
©Franco Buttaro – Roberto Farnesi intervistato da Emilio Buttaro

 

Le fiction che Roberto Farnesi interpreta sono ormai un successo garantito e anche sul grande schermo è tra gli attori di casa nostra più apprezzati. Al Cosmoprof di Bologna, l’evento internazionale più importante in fatto di beauty, non poteva mancare uno dei bellissimi per eccellenza. Cultura & Culture ha intervistato Farnesi per voi.

Roberto Farnesi, partiamo da “Le tre rose di Eva”, la rivedremo ancora quale protagonista del seguito della fiction?
Sì perché la quarta serie è confermata e l’ufficializzazione da parte di Mediaset è arrivata non da moltissimo.

Le riprese quando inizieranno?
Tra settembre e ottobre, insomma dopo l’estate e mi dicono proprio dalla rete di un qualcosa di straordinario. Ci sarà un soggetto molto bello che riparte un po’ dalla prima serie, quindi più dalla storia d’amore, anche se non mancherà una punta di giallo.

Intanto adesso è impegnato anche nella lavorazione di una nuova serie televisiva con Antonia Liskova per Mediaset, che storia è?
Sto girando davvero una bella serie anche questa scritta molto bene. La storia ha qualche risvolto drammatico e racconta un po’ anche “Mafia capitale”. E’ la prima volta che lavoro con Antonia e mi trovo benissimo.

Di recente Stefania Sandrelli ha detto che la serie tv permette di costruire un personaggio in modo più completo. Anche lei è della stessa idea?
Sicuramente il fatto di avere un appuntamento settimanale dove il pubblico ti vede per un mese o due mesi in onda, magari una volta alla settimana crea un certo legame, piuttosto che vedere, uscire e ‘dimenticare’. In questo senso la lunga serialità produce in effetti più affezione di un film secco.

A breve sarà anche sul grande schermo con il film “Infernet”, dove si racconta il lato oscuro del mondo virtuale…
Scrissi il soggetto con un amico addirittura nel 2008 e poi siamo riusciti per caso a riprendere in mano il lavoro e a realizzare questo film indipendente che uscirà nelle sale cinematografiche il 28 aprile.

©Franco Buttaro
©Franco Buttaro

Tiene molto a questa pellicola?
Sì, perché denuncia l’aspetto noir della rete, quindi cyberbullismo, pedofilia, adescamenti online, omofobia e secondo me è anche utile socialmente. Credo sia un buon film ho visto il prodotto finito e mi sembra un bel lavoro, sicuramente dignitoso.

Qual è il rapporto di Roberto Farnesi con i social?
Sono un antitecnologico però quando sei un personaggio pubblico per forza di cose un po’ sui social ci devi stare anche per avere un contatto con i fans che possono vedere che rispondi, interagisci. Poi, diventa divertente e interessante anche se per me è una cosa principalmente di lavoro.

Come è stata l’esperienza di ballerino a “Ballando con le stelle”?
No…no, ballerino non c’entra niente, bisogna avere rispetto delle professioni. I ballerini sono persone che impiegano otto ore al giorno a perfezionarsi e migliorarsi. E` stata una parentesi, uno show di Rai Uno ben strutturato, la Carlucci è una grande professionista. Si è trattato più che altro di un fatto puramente lavorativo anche se è stata una buona esperienza e un bagno di popolarità perché si accavallava con “Le tre rose di Eva” che andava su Canale 5 proprio nello stesso periodo.

Ma si sarà anche divertito?
Quello sicuramente, tra l’altro ero anche molto negato ma ho giocato sull’autoironia ed è diventato tutto davvero divertente.

Nella sua Toscana è anche socio di un ristorante, come va questo tipo di attività?
C’è soddisfazione, sta funzionando. Malgrado il periodo difficile siamo contenti di poter dare lavoro a dieci giovani in questo ristorante che alla fine non è un piccolo locale ma una vera e propria azienda con prodotti a filiera corta, autoctoni, di stagione, vini biologici, cose tipicamente toscane della filiera del Parco di San Rossore a Pisa.

Roberto Farnesi, prima di salutarla una curiosità: sarà un po’ stanco di essere ritenuto ormai da tanto tempo il Richard Gere italiano…
Direi che ora potrebbe anche bastare nel senso che ho quarantasei anni e sono vent’anni che faccio questo lavoro. Inizialmente la cosa può essere vista come una carta d’accesso, sfruttare la somiglianza con un divo hollywoodiano, però mi sembra davvero troppo ripetitivo. Adesso non è che me ne freghi più di tanto, anzi vorrei somigliarci, soprattutto però nel conto in banca…

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