Al teatro c’è “Il Visitatore” di Schmitt, la recensione

La recensione de Il Visitatore di Eric Emmanuel Schmitt, in scena al Teatro Quirino di Roma fino al 7 dicembre 2014

Una lunga notte, tragica, in cui “bisogna aspettare”. Qualcosa o qualcuno. L’Austria è da poco annessa al Terzo Reich, truppe naziste sfilano cantando sotto la finestra di casa Freud, indeciso se restare a contrastare la follia tedesca o fuggire con l’amata figlia. Un uomo vecchio, malato, solo con il suo dolore. “Solo e senza scampo”. Nel precipitare degli eventi, una strana persona appare in casa, non si capisce da dove sia entrato. Un ladro, un clochard, un matto? Comincia un dialogo che andrà avanti tutta la notte, sul filo della follia, ma grazie al quale il dubbio si insinua nella geniale mente di Sigmund Freud, che capisce dopo pochi minuti di avere a che fare, forse, con il mistero, con quel Dio razionalmente negato. Il Visitatore, testo di Eric – Emmanuel Schmitt, torna in Italia dopo anni di assenza; fa tappa al Teatro Quirino di Roma e ancora oggi appassiona e richiama il grande pubblico. Il trionfo della parola in epoca di povertà lessicale.

IL visitatore teatro

Il dialogo che è fiducia nell’essere umano. Intenso, mozzafiato, profondo, commovente, capace di ammutolire un teatro gremito, di inchiodare il pubblico alle poltrone con la potenza degli argomenti e la bravura straordinaria degli interpreti. Alessio Boni e Alessandro Haber sono semplicemente perfetti nei rispettivi ruoli. Il primo nei panni di un (probabile) Dio apparentemente dimesso e strampalato di fronte alla figura austera di Freud, ma che saprà al momento opportuno controbattere con forza a tutte le tesi dello scienziato, intenso e di grande espressività.

Il visitatore1

Il secondo, in quelli del professore austriaco, offre una interpretazione di sconvolgente bellezza, credibilissimo. La negazione cede qualche passo di fronte alle argomentazioni di un Dio tremendamente umano, che con veemenza saprà porre sulla bilancia dell’altissima discussione tutta la sicumera dell’essere umano, causa di catastrofi inaudite.

L’appassionato monologo di Freud, con cui accusa il Dio che lui nega, traditore delle promesse non mantenute, dispensatore di sete senza offrire da bere, è forse il momento più alto e registicamente più intenso, con il divino interlocutore che, seduto ai suoi piedi, gli abbraccia una gamba, come a trattenerlo, in un gesto di tenerezza e smarrimento infiniti. Il bene, il male, i dolorosi dubbi.

Il visitatore2

L’uomo “spiegato con l’uomo”, l’amore che continua a far paura, la parte divina che permette di negare l’esistenza della divinità, la superbia e il mistero della vita. Domande, richieste di prove (una costante millenaria). Un dialogo appassionante e ricco di colpi di scena, che non cade mai nella pesantezza, anzi è proposto con eleganza e assoluta vivacità, tanto da permettere allo spettatore di non rimanere semplice testimone, ma di sentirsi parte integrante della scena. La regia e l’adattamento di Binasco donano un soffio raffinato ad una commedia già importante di suo.

Niente è quel che sembra (tipico della scrittura di Schmitt) in quella casa circondata da una follia montante, dal buio della storia, i cui canti militareschi arrivano dalla finestra e quasi sono belli, in cui il nazista è insicuro (Alessandro Tedeschi) e la figlia del professore (Nicoletta R. Bracciforti) intrepida, dove sia Freud che il Visitatore stesso sono due uomini fragili e disperati, entrambi spiazzati e sfiancati da quell’Uomo tanto studiato dall’uno, tanto amato dall’altro. Uno spettacolo da non perdere. Di quelli che rimangono nel cuore.

 

Paolo Leone

 

Roma, Teatro Quirino – Vittorio Gassman (via delle vergini 7)

Dal 25 novembre al 7 dicembre

Goldenart production presenta: Alessandro Haber e Alessio Boni ne “Il visitatore”, di Eric-Emmanuel Schmitt

Traduzione, adattamento e regia di Valerio Binasco

Personaggi: Sigmund Freud è Alessandro Haber; il Visitatore è Alessio Boni; Anna Freud è Nicoletta Robello Bracciforti; il nazista è Alessandro Tedeschi

Musiche di Arturo Annecchino; Scene di Carlo De Marino; Costumi di Sandra Cardini; Assistente alla regia Nicoletta Robello Bracciforti

Si ringrazia l’ufficio stampa del Teatro Quirino nella persona di Paola Rotunno.

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