Prince, ecco “Art Official Age” e PlectrumElectrum”

La recensione di “Art Official Age” e  “PlectrumElectrum”, i due album che arricchiscono la discografia di Prince

Prince concerto
©Fanpage di Prince

Scrivere di una leggenda non è mai facile, soprattutto quando, dopo quasi quarant’anni di carriera, risulta ancora difficile comprendere dove finisce il personaggio e dove comincia l’artista. La verità è che Prince probabilmente lo hanno capito in pochi, ma sicuramente lo hanno amato in tanti, tantissimi.

Art Official AgeMr. Nelson però è tornato e ancora una volta è riuscito a stupire, proprio come piace a lui. Perché dopo anni di dormiveglia musicale e di guerra contro le case discografiche, contro il web, contro “You Tube” e soprattutto contro se stesso, lui si ripresenta in studio e registra non uno ma due nuovi album: “Art Official Age” e “PlectrumElectrum”. Due dischi diversi che arricchiscono la sua discografia; due facce dello stesso musicista, pubblicati dalla Warner Bros, acerrima nemica dal 1996 e con la quale Prince ha intrapreso una lotta senza quartiere per più di un decennio. Pur di fare un dispetto all’odiata casa discografica aveva cambiato nome, era apparso in TV con una scritta sulla guancia che lasciava trasparire tutta la sua acredine: era diventato uno “Slave” dei suoi distributori. Sono in molti a credere inoltre che parecchi degli album considerati “non all’altezza” (da “Rainbow Children” a “Planet Earth”, passando per “N.E.W.S.” e “20Ten”), il mito di Minneapolis li avesse incisi con poca voglia solo per esaurire i propri obblighi contrattuali. Ma oggi tutto sembra essere cambiato e il grande rientro pare siglare ufficialmente la pace fatta.

Dopo anni in cui la sua figura veniva accostata a quella di un “animale da palcoscenico”, ma non di “un animale da studio”, in cui album deludenti venivano riscattati da performance live grandiose e deliranti, Prince pubblica due album che, pur essendo lontani dalle vette assolute raggiunte negli anni ’80 con lavori come “Sign O’ The Times” e “Lovesexy”, sembrano rappresentare un ritorno alle origini, a quel funk che proprio lui ci ha insegnato ad amare, mescolato ad un suono attuale e incalzante.

PlectrumElectrum

“Art Official Age” rispecchia proprio ciò che abbiamo appena detto, è un disco in cui ritroviamo il “vecchio Mr. Nelson” (a proposito, è la prima volta che cita il suo vero nome in un album) che però riesce a trovare un equilibrio anche con il presente, un Prince che strizza l’occhio a Timbaland, ai Daft Punk, a quell'”R&B” di cui è sempre stato considerato il più potente ispiratore.

Come i precedenti lavori della sua discografia, anche qui a legare ogni pezzo al seguente ritroviamo un concept: la voce di Lianne La Havas che, nelle vesti di moderna Calipso, lo sveglia dopo 45 anni di sonno chiamandolo con il suo vero nome e guidandolo in un mondo differente rispetto a quello lui che aveva lasciato.

Chi spera di trovare nell’album una “Purple Rain” del 2014 rimarrà deluso, tuttavia c’è consolarsi con il magistrale R&B di “U Know”, con “Breakdown”, tipica “ballata alla Prince”, o con il groove di “Breakfast can wait”, senza dubbio le tre migliori canzoni presenti nel disco. Buono anche il livello di “Time” e “Clouds”, mentre in tutti gli altri pezzi Prince non sembra essere riuscito a mantenere un suono interessante e pieno, accontentandosi di “riempitivi” e brani destinati a non lasciare una traccia significativa nella composizione del musicista afroamericano.

Prince
©Fanpage di Prince

Diverso, molto diverso è “PlectrumElectrum”, album meno convincente del precedente in cui Prince prova a farsi un po’ da parte lasciando spazio alle 3rdEyeGirl, trio composto da Donna Grantis (chitarra), Hannah Ford Welton (batteria) e Ida Nielsen (basso). Nonostante alcuni brani lascino a desiderare, non si può non sottolineare il ritorno del Prince musicista vero, del Prince chitarrista che con il suo stile inconfondibile riesce a mescolare “black & white sound” come solo lui sa fare. Un disco incentrato sul funk – rock, con qualche tocco blues e hip hop, che sembra più un esperimento che un lavoro dotato di una pienezza compositiva vera e propria. Convincono “Anotherlove”, sicuramente la canzone più riuscita tra le 12 presenti in “PlectrumElectrum” e “BoyTrouble” un hip pop giovane con un tocco elettronico che non guasta.

La notizia è che Prince è tornato, magari non ci farà più “ridere nella pioggia viola”, magari quel sound che ce l’ha fatto amare non tornerà mai più com’era, ma certamente un suo concerto, oggi come ieri, lo andremmo a vedere di corsa. Nella classifica delle “cose da fare assolutamente nella vita”, un live di Mr. Nelson non può mancare.

Vittoria Patanè

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