Pietro Mennea, Italo Cucci: «Era la freccia del Sud»

 

Pietro_Mennea_1952-2013 219 secondi. Sono quelli che servono ad un atleta, nel 1979, per diventare primatista e campione olimpico in atletica leggera, nella corsa dei 200 metri, e registrare un record che rimarrà imbattuto per quasi venti anni, fino al 1996. Sono quelli che sono bastati all’allora diciasettenne Pietro Mennea, per entrare nella storia sportiva italiana, e mondiale. 20 secondi. Sono quelli occorsi a Mennea, alle Olimpiadi di Mosca’80, per vincere i 200 metri dopo esser già stato campione europeo nel 1974 e nel 1978. La carriera sportiva prosegue, come capita spesso agli sportivi, dietro le quinte: procuratore calcistico dal 1993, Direttore Generale della Salernitana nel 1998/99. Ma, come raramente capita agli sportivi, Mennea inizia proprio nell’anno d’oro a studiare seriamente: 4, le lauree in Giurisprudenza, poi in Scienze Politiche, in Scienze Motorie ed infine in Lettere, approdando ad un altro record per uno sportivo: quattro lauree, nessuna honoris causa. 5, gli albi a cui era iscritto: è commercialista dal 1989, procuratore calcistico dal 1993, giornalista pubblicista dal 1994, avvocato dal 1997, revisore contabile dal 1989. 1, il partito con cui si candida nel 1999 diventando europarlamentare fino al 2004: Forza Italia. 7, le Università pubbliche e private in cui insegna come docente universitario: all’Università Statale di Milano, all’Università di Padova, all’Università di Chieti, all’Università di Salerno, alla Luiss ed all’Università San Pio V a Roma. 61, gli anni della sua vita, che si è conclusa oggi a Roma, troppo presto per gli altri, troppo tardi per un tempo supplementare di recupero. Ubi maior, minor cessat, e facciamo volentieri qualche domanda ad Italo Cucci, forse il più importante giornalista sportivo italiano, attualmente direttore di Primato ed editorialista di Avvenire dopo un autorevole passato a Carlino Sera, Stadio-Corriere dello Sport, Guerin Sportivo, Autosprint, Quotidiano Nazionale, ed un’esperienza come sceneggiatore per Ultimo Minuto di Pupi Avati.

Italo Cucci, quale è il ricordo più importante che ha di Mennea?

Era la “Freccia del Sud”: conquistò l’oro di Mosca ’80 quel giovane, modesto ma combattivo italiano che fece l’intero giro dello Stadio Lenin con il dito alzato in segno non solo di vittoria ma di rabbiosa sfida al mondo sportivo italiano.

Quale era la colpa?

 L’aveva inviato all’Olimpiade dimezzata nel segno di un antisportivo boicottaggio politico.

Lei quel giorno dov’era?

Ero con lui, in quell’umida sera del 28 luglio, e gioii fino alle lacrime; oggi dedico quel momento di orgogliosa italianità al fresco dirigente che ha ereditato una istituzione così radicalmente mutata nel tempo, avvolta nel profumo del business e nella nebbia della smemoratezza.

Cosa non si sa, di Pietro Mennea?

Non era nato in un mondo dorato, ma in una francescana povertà peraltro ricca di infinita passione: a Barletta si era infatti distinto da ragazzino in una gara organizzata dal Corriere dello Sport”, iniziativa destinata a scoprire talenti nell’Italia del Sud povero di risorse economiche ma ricco di sogni…

Immortalato nelle sue imprese sportive dalla tv, è stato però citato anche nella canzone italiana: «Pietro Mennea e Sara Simeoni son rivali alle elezioni», aveva scritto e cantato, sarcastico, il cantautore Samuele Bersani in Che vita! (2002)

 

 

 

Daniel Agami

[email protected]

 

Commenti

commenti

Lascia un commento

Torna in alto