Paradise Beach: trailer, trama e recensione del film

Paradise Beach è il luogo edenico in cui sceglie di rifugiarsi Nancy, interrompendo la sua carriera universitaria in medicina, per rielaborare la perdita della madre facendo surf in piena libertà. Qualcosa però l’attende quando l’alta marea si ritira, e non è amichevole. Il titolo originale – The Shallows, “acqua bassa”, rende appieno l’idea del dramma acquatico che si prepara a vivere l’ignara surfista Nancy che ha il corpo statuario della bella Blake Lively, più agguerrita che mai nella lotta contro un temibile squalo bianco che la bracca senza sosta dopo aver fatto a pezzi altri surfisti. Rispetto ai soliti shark-movie in cui il nemico con la pinna caudale si presenta in svariate forme, Jaume Collet-Serra predilige un intreccio ben sviluppato su un’architettura visiva essenziale e di immediata presa sullo spettatore. C’è solo una distesa azzurra dai colori cangianti, l’alternarsi repentino di alta e bassa marea, un’eroina solitaria che lotta per la propria sopravvivenza e la solita carne da macello che fa da gustoso contorno per il pasto del pesce assassino. Il mito dello squalo si riaggiorna dunque in chiave thriller-horror grazie alla regia salda di un abile costruttore di sequenze ad alta tensione – vedere i film con il suo attore feticcio Liam Neeson “Unknow – Senza identità”, “Non Stop” e “Run all night – Una notte per sopravvivere” – e con le giuste concessioni a un calibrato splatter che rende il film viscerale e catastrofico. Quella che vive Nancy è in fin dei conti un’apocalisse in solitaria, la fine del suo mondo fatto di ricordi – la madre scomparsa l’aveva partorita proprio tra le bellezze dell’isola – sogni e speranze, infrante nel terreno di caccia dell’astuto predatore. Anziché trovarci, però, nel blu profondo in cui hanno sguazzato mille vittime e cento di questi squali killer, la protagonista cerca di rimanere viva, a pelo d’acqua, aggrappandosi alla carcassa di una balena o a una boa di salvataggio, facendoci letteralmente mancare il respiro pur non essendo in piena apnea.

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Questo il segreto di Paradise Beach – dentro l’incubo: riuscire a spaventare e a tenere alto il ritmo della tensione pur raccontando una classica storia di redenzione nei pressi della riva, con toni decisamente più cupi rispetto al recente “All is lost – tutto è perduto” di J. C. Chandor, survival movie senza squali e con un solo uomo – Robert Redford – al comando. A cercare in tutti i modi di rimanere a galla c’è una ragazza che cerca di riconciliarsi con il proprio universo interiore, prima di sfuggire all’ingombrante e feroce “incidente di percorso”. Nel film si intreccia dunque la storia di rivincita personale e la fuga da un nemico silenzioso che sembra non lasciarle scampo fino al finale ad altissima tensione. Ben recitata dall’attrice americana, che si offre alla macchina da presa nella sua femminilità esplosiva, l’opera settima di Jaume Collet-Serra nasconde il più possibile il mostro dell’ “acqua bassa”, seguendo di certo la costruzione della suspense di un maestro come Spielberg (ma “Lo squalo” era naturalmente altra materia da incubo) e si concentra sulla vittima designata, sul suo recente e doloroso passato e sullo sguardo che getta al di là dell’orizzonte, alla ricerca di nuovi stimoli per vivere al massimo la propria giovinezza minacciata tanto dal predatore, quanto dagli accadimenti che hanno devastato la sua famiglia.

Da un inizio che sembra catapultarci in un found-footage movie a un epilogo disperato, Paradise BeachDentro l’incubo, non stanca mai e non delude le attese dello spettatore medio, né tanto meno quelle dell’appassionato agli shark-movie, garantendo per tutta la durata del film attimi di pura lezione di cinema – gli agguati, le sequenze di inseguimento in acqua, le riprese in found-footage – e scene di violenza esasperata in una location paradisiaca in cui Nancy fa risuonare il proprio grido di libertà. Ecco la trama del film: Nancy si rifugia sull’isola in cui, anni prima, la madre da poco scomparsa soleva ritirarsi in solitudine. Abbandonata una promettente carriera universitaria in medicina, una sorella più piccola e un padre in apprensione, lascia trasportare se stessa e la sua tavola da surf sulle onde di una tanto agognata liberazione personale. Qualcosa in agguato nella bassa marea l’aspetta e al momento opportuno è pronta a sferrare il suo attacco decisivo. Di seguito alcune immagini e il trailer.

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