Nudi e Crudi, la recensione della commedia

Nudi e crudi, recensione – E’ una delicata commedia, atipica per le nostre latitudini, quella in scena al Teatro Ambra Jovinelli di Roma dal 28 gennaio al 7 febbraio 2016. “Nudi e crudi”, di Alan Bennet, con il tipico umorismo britannico molto soft, in verità a volte impercettibile per noi, è in realtà uno spettacolo che affronta con apparente leggerezza la drammaticità delle nostre vite ripetitive, ancorate a effimeri punti di riferimento e private di quegli stimoli capaci di migliorarci, di evolvere. In questo caso sono le vicende di Mr e Mrs Ransome, Maria Amelia Monti e Paolo Calabresi, tipica coppia ingessata nel benessere materiale, che mostrano il lento ma inesorabile rischio di un’esistenza sprecata nell’illusione di cristallizzare una felicità presto svanita nella stanca routine coniugale. Rientrati in casa dopo una serena (?) serata a teatro, i due trovano l’appartamento completamento svuotato di ogni cosa, ma proprio tutto, addirittura la moquette e le pareti! Sconvolti, iniziano la trafila (polizia, assicurazione) per denunciare il furto.

Ma qualcosa accade nella coppia. Se lui è agitato, inconsolabile orfano del suo prezioso impianto stereo, lei pian piano inizia a sentirsi leggera, non più soffocata dal peso di tutte quelle cose, e scopre una nuova frizzante euforia nel cercare quell’autenticità che sembrava sepolta e che ritrova nei colori e soprattutto nei rapporti con i commercianti asiatici del quartiere, semplicemente parlando. Due caratteri, quelli della coppia, magistralmente tratteggiati e altrettanto magistralmente interpretati da Calabresi e Monti. Lui ombroso, severo, pedante maniaco dell’ordine e dell’igiene, lei che lascia trapelare come raggi di luce i suoi desideri semplici, per anni nascosti sotto la coltre di un rapporto troppo formale e totalmente dedita al marito.

©Marina Alessi
©Marina Alessi

Ma sono tante le sfumature che emergono da “Nudi e Crudi” che espone sì le dinamiche di una coppia come tante, ma che interroga ognuno di noi. La nostra vita, i nostri rapporti, il nostro crederci giusti come siamo. E’ veramente il furto il problema? O piuttosto l’incapacità di elaborare gli inconvenienti della vita e farne un nuovo inizio? La coppia Ransome non condivide, non dialoga, non si confida. Gli anni passano senza pietà e lo humor nero di Bennet colpisce nel finale, feroce, drammaticissimo pur con il sorriso. Un primo atto sinceramente senza sussulti, viene riscattato dal secondo dove la mano di Edoardo Erba (suo l’adattamento del testo) si palesa maggiormente con quel tocco surreale che aleggia comunque sin dall’inizio. Sembra infatti un grande sogno la messa in scena e una nota di merito va senza dubbio all’interpretazione di Nicola Sorrenti, spigliato narratore sul proscenio e fugace nelle apparizioni insieme ai protagonisti. Elegante e dalla voce cristallina, filo conduttore della vicenda esistenziale dei Ransome. Nudi e crudi è una commedia che conquista lentamente e che fa pensare soprattutto il giorno dopo e questo è un gran merito. Maria Amelia Monti e Paolo Calabresi, diretti dalla bella regia di Serena Sinigaglia, si dimostrano coppia affiatata e credibile, donando quel tocco di leggerezza intelligente al servizio di una tematica molto seria.

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