Negrita, nel nuovo album “9” canzoni che bruciano di rock

Voto: [usr 4]

negrita-nuovo-album-9-canzoniAvevamo bisogno di un nuovo album così, graffiante e viscerale. Sentivamo il bisogno di riascoltare i Negrita della prima ora, di avere canzoni più rock e sfacciate rispetto a ciò che la band toscana ci ha proposto negli ultimi anni. Volevamo e vogliamo pezzi veri, crudi, che non chiedono permesso e non bussano alla nostra porta, ma che la sfondano a colpi di batteria e di chitarra elettrica, di parole sudate e di emozioni realmente provate. Benvenuto “9”, nuovo album dei Negrita. L’ultima fatica di Pau e compagni uscirà martedì 24 marzo per Universal Music e conterrà 13 brani inediti, tra cui “il Gioco”, singolo che sta facendo impazzire le radio di tutta Italia, scritto a quattro mani con Il Cile. “9” arriva a tre anni di distanza da “Dannato vivere”, ma soprattutto a pochi mesi dallo straordinario successo del musical “Jesus Christ Superstar”, spettacolo a cui gli stessi Negrita hanno partecipato serata dopo serata, facendo il pieno di applausi e di sold out nei teatri italiani. Proprio durante la tournée, la band di Arezzo ha cominciato a lavorare al nuovo album, il nono in carriera, componendo testi e musiche di forte impatto emotivo, figli di una attenta fase di sperimentazione e di contaminazione. Molte delle tracce contenute in “9”, infatti, prendono spunto da sonorità anni Ottanta e Novanta, dall’elettronica e dalla psichedelia, ma anche dal grunge e dal rock più passionale. Il nuovo disco dei Negrita si apre con una riflessione profonda sulla vita, sui problemi che la quotidianità presenta lungo il cammino di ciascuno di noi. “Il gioco” si distingue dalle altre canzoni del disco, ma anche dai brani del repertorio di Pau e soci, per l’uso importante di immagini cinematografiche proprie del testo, condite da un riff di chitarra dell’insuperabile Drigo: “L’incendio di un tramonto nel buio della sera. La luce dei lampioni su queste strade di cera…comete di ricordi a indicare il mio domani…su un’autostrada in fiamme con curve di miele”, recita il testo del brano. Sorpresona del disco è “Poser”, un grido di rabbia che rivendica indipendenza. I Negrita prendono le distanze da un sistema malato, da un “paese per vecchi” che non sopportano più. E con questa canzone, ironica e pungente, se la prendono con i “fake” dei talent, tutto “numerini sul web” e niente “vita vissuta”, mantenendo con orgoglio lo status quo di “loser”.Negrita Con “Mondo politico” si indaga su come viene gestito il potere nel mondo, consapevoli che, purtroppo, “l’uomo ha sempre sete e sempre sete avrà”. Più leggera l’atmosfera che si respira in “Que serà serà”, quarta traccia del disco. Si tratta di una sorta di road song, senza bussola, né mappa. I Negrita, amanti del viaggio, da sempre nomadi della musica alla perenne ricerca di stimoli e di incontri creativi, fanno tappa in un luogo libero, trasportati dalla forza del vento e dell’avventura, per respirare finalmente aria di fratellanza, serenità, elettricità. Perché “la mia missione è aprire le porte”, canta Pau nel pezzo. L’unica ballad del nuovo album è “Se sei l’amore”. Dopo un intro intimo e delicato, il brano si trasforma e sprigiona un ritornello rock dai cambi armoniosi repentini. C’è bisogno di salvezza, di sopravvivere a incertezze e delusioni, alle “troppe variabili e alla miseria umana che non cambia mai”. C’è spazio anche per i ricordi di gioventù con la camaleontica “1989”: una canzone che si sporca di grunge statunitense ma profuma di new wave inglese, una perla rimasta chiusa nel cassetto per una decina di anni e che è stata scritta quando i Negrita erano poco più che ventenni, in un periodo di “incoscienza” ma denso di avvenimenti importanti che avrebbero poi cambiato il mondo.

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“9”, registrato al Grouse Lodge (studio sperduto nelle campagne irlandesi, dove sono passati stelle della musica mondiale come Michael Jackson), prosegue con “Ritmo umano”, uno dei brani figli dell’esperienza teatrale di “Jesus Christ Superstar”. Splendido il finale recitato dal cantante-attore Ted Neeley, artista famoso per aver interpretato per decenni il ruolo di Gesù Cristo nel celebre musical. Si passa poi al power pop della visionaria “Il nostro tempo è adesso”, altro pezzo scritto in collaborazione con Il Cile, “il fratellino minore” dei Negrita. La canzone parla di giovani al tempo della crisi, di “guerre esistenziali senza spazi sui giornali”. Ancora amore, questa volta accattivante e ritmato grazie al rock’n roll di “Baby I’m in love”: il groove del brano è trascinante, la chitarra di Drigo gioca ancora un ruolo fondamentale per la riuscita della canzone. Negrita“Niente è per caso”: lo dicono i Negrita nella decima traccia del nuovo album. Tra melodie avvolgenti e un accompagnamento ritmico rarefatto, Pau canta l’amore lontano, vissuto a distanza, amplificando con la sua voce, unica e inconfondibile, sensazioni e vibrazioni dell’anima. Si balla e si sorride con il ritmo funky e l’umorismo dolceamaro de “L’eutanasia del fine settimana”, danzando con i mostri della notte, trascinati negli inferi della movida oscura. Bagno di psichedelia pura, invece, nuotando tra prog ed elettronica, con il mega jam “Vola via con me” (applausi per i giri di chitarra alla David Gilmour e per le decise cavalcate strumentali del pezzo). Il gran finale di questo nuovo disco dei Negrita, che ne segna il ritorno alle origini anche se con maggior consapevolezza e maturità artistica, è dedicato al brano che più di tutti è legato a “Jesus Christ Superstar”. “Non è colpa tua” è una sorta di scherzo a Shel Shapiro (nel musical ha interpretato il ruolo di Califa). Un blues alla Tom Waits che gioca con i grandi successi del beat italiano (dei Rokes, per intenderci) ma anche con i progenitori del Negrita, dai Beatles a Hendrix, dai Doors ai Rolling Stones, per non dimenticare Bob Dylan. Artisti che, indirettamente e per ragioni differenti, hanno contribuito alla nascita e alla riuscita di questo nuovo capitolo della vita personale e professionale di Pau, Drigo e Mac, veri e propri artigiani della musica.

 

Silvia Marchetti

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