Louis Armstrong: la vita, la carriera e i successi del Re del Jazz

I suoni che escono dalla tromba di un uomo sono parte di lui”. Non vi è frase più esplicita che possa descrivere l’essenza del trombettista più geniale di tutti i tempi. Mr Louis Daniel Armstrong fu uno dei massimi esponenti non solo del genere jazz, ma della storia della musica mondiale. Innovatore carismatico, professionista dotato di intuito e di versatilità unici, Satchmo (il soprannome che gli fu affibbiato ad inizio carriera e che significa letteralmente “bocca a sacco”) è considerato, ancora oggi, un punto di riferimento per ogni musicista, qualsiasi sia lo strumento suonato. Le sue opere, realizzate tra gli anni Venti e Sessanta, contribuirono a rivoluzionare la musica afroamericana, facendolo diventare prima vera star di colore a raggiungere un successo planetario.

Oggi avrebbe compiuto 113 anni. Louis nacque, infatti, a New Orleans il 4 agosto del 1901, da una famiglia alquanto problematica e non di certo agiata. La vita di strada, con tutte le sue ambiguità e gli infiniti pericoli, portò il giovane Armstrong ai limiti della delinquenza e dell’emarginazione. Soltanto la passione per la musica gli fece “salvare la pelle”. Ancora ragazzino, studiò cornetta e tamburo in un riformatorio (nel quale restò per due anni), per poi uscire e vagabondare nel nulla tra pub e locali, con la speranza di trovare l’occasione giusta che avrebbe dato una svolta alla sua vita. L’incontro vincente arrivò presto: Joe Oliver, miglior cornettista dell’epoca, vide Louis esibirsi a New Orleans. Inutile dire che l’artista rimase sorpreso dal talento del giovane, già dotato di inventiva e di fantasia ritmica e melodica innate. Fu l’inizio della sua incredibile ascesa artistica e personale: dopo l’esperienza formativa come membro dell’orchestra di Oliver, Armstrong (poco più che ventenne) entrò a far parte della big Band di Fletcher Henderson (i mitici Clarence Williams Blue Five), una sorta di “gavetta” che gli consentì di sperimentare suoni e di giocare con l’improvvisazione, elemento fondamentale del jazz. Satchmo si fece notare al grande pubblico anche in altre formazioni, regalando performance originali e diverse ad ogni occasione live. In particolare, si distinse per l’approccio singolare nei confronti della musica (all’epoca gli addetti ai lavori lo consideravano un marziano, quando Louis non fece altro che “inventare” lo swing), elaborando un nuovo linguaggio frutto di istinto, passione, espressività e coraggio.

Armstrong, Zarathustra della Musica, Re del jazz, scienziato delle note e poeta del ritmo. L’unico in grado di prendere una canzoncina insipida e di trasformarla, con imbarazzante semplicità, in un vero capolavoro di colori, emozioni e creatività. Nell’assolo dava il meglio di sé: in un’orchestra o in perfetta solitudine, Louis faceva la differenza. Sempre. Da “Everybody Loves My Baby” a “Mandy, make up your mind” (brani del 1924), fino a “Wild man blues” (realizzato con gli Hot Sevens) e “When the saints go marchin’ in” (perla del 1938), il trombettista e cantante statunitense firmò composizioni e fu protagonista di una serie di concerti che lo portarono ad accrescere notevolmente il proprio successo e, successivamente, a intraprendere la carriera solista. Con la sua inseparabile tromba, Mr Jazz realizzò tournée da sogno in giro per gli Stati Uniti e si avvalse della collaborazione di artisti di fama mondiale, regalando brani moderni come “Coal cart blues”, “Flee as a bird”, “Mack the knife” e “Summertime” (realizzati tra gli anni Quaranta e Cinquanta).

Louis Armstrong ed Ella Fitzgerald
Louis Armstrong ed Ella Fitzgerald

Con la sua brillante cornetta e l’inconfondibile voce sporca accompagnò celebri cantanti blues, come la straordinaria Bertha “Chippie” Hill, star con la quale creò un feeling speciale e irripetibile, Bessie Smith (in “St Louis blues” e “Careless love”) ed Ella Fitzgerald (in diversi album e concerti). Per lui si aprirono anche le porte del cinema: nel 1956 fece due apparizioni (una iniziale e una finale) in “Alta società” di Charles Walters, con Grace Kelly, Bing Crosby e Frank Sinatra. Tra le composizioni più famose dell’artista, e che gli valsero il primo posto nelle classifiche americane per diversi mesi, “What a wonderful world” e “We have all the time in the world” (colonna sonora del film “Agente 007 al servizio di Sua Maestà”), entrambe datate 1967.

Gli ultimi anni di vita (Armstrong morì il 6 luglio 1971) furono difficili e macchiati da forti critiche, mosse soprattutto dall’opinione pubblica nei confronti dell’artista “colpevole”, a loro modo di vedere, di tradire i fratelli neri e di aver perso brillantezza attraverso scelte non coerenti con le sue origini e il suo percorso artistico e umano. Accuse fomentate anche dallo stato di salute (fisico e mentale) del Maestro, ormai costretto ad affidarsi ai consigli e alla gestione di uno staff di funzionari senza scrupoli. Una pagina del capitolo finale che chiuse, tristemente e ingiustamente, il romanzo d’amore e di musica scritto dall’icona del jazz mondiale, autore, performer e cantante unico e indimenticabile.

Silvia Marchetti

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