In “Liberaci dal male” atmosfere poliziesche e scenari horror

liberaci dal maleRituali esorcistici, chiaroveggenza, iscrizioni in latino, sangue e liquami che scorrono dai posseduti. Solito horror a tematica demonologica? Affatto, perché Scott Derrickson, regista e sceneggiatore di Denver attivo fin dal 1995, ha rivoluzionato il genere già nel 2005 con “L’Esorcismo di Emily Rose” e con “Liberaci dal male” prosegue la sua opera di rivitalizzazione del “possession movie”. Se il suo penultimo film, “Sinister”, pluripremiato al box-office e amatissimo dal pubblico in sala aveva segnato il limite estremo tra thriller e ghost story, il nuovo lungometraggio mescola le atmosfere cruente del poliziesco con gli scenari cupi e convulsi del tradizionale film del terrore. Gli stereotipi ci sono tutti, è chiaro, dalle porte cigolanti al babau sotto al letto, dalle apparizioni nell’ombra ai rumori stridenti in sottofondo, ma l’audace mix offre uno sviluppo narrativo graduale che esplode in un finale sferragliante. “Liberaci dal male” ha una genesi complessa che parte dalla sceneggiatura scritta a quattro mani da Derrickson e Paul Harris Boardman, ispirata al libro di Ralph Sarchie “Beware the night”. Sarchie, agente investigativo della polizia newyorchese, scrittore e poi demonologo, è l’eroe al centro di questo biopic romanzesco ambientato nell’oscuro Bronx, location insalubre in cui il vero detective ha agito per anni sotto copertura. Le danze sataniche si aprono con un prologo in Iraq (2010), per poi spostarsi nella New York violenta dei sobborghi ad alto tasso di criminalità (2013). Nel corso di una delirante settimana l’agente Sarchie (Eric Bana), affiancato dal collega Butler ne vede accadere di tutti i colori: trova un neonato morto in un cassonetto, salva una moglie dalle grinfie di un marito violento, arresta una donna quasi infanticida e si trova faccia a faccia con un cadavere in avanzato stato di decomposizione.

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I due poliziotti e un prete esperto di esorcismi, ex tossico redento, iniziano un’indagine che metterà in pericolo le loro vite, perché tutti i delittuosi eventi sono collegati e la verità si nasconde dietro un segreto terribile. Dopo il suo debutto con “Hellraiser 5”, la trasposizione del “Paradiso Perduto” di Milton e “L’Esorcismo di Emily Rose”, si può affermare che Derrickson abbia acquisito una certa familiarità con il regno dell’Ade, o meglio, con i riflessi malvagi che dal regno di Satana giungono fino alla terra, sotto forma di possessioni demoniache o manifestazioni spiritiche (“Sinister”). Al di là di alcuni inutili sermoni moraleggianti e alcune dispute teologiche fuori luogo (o tempo massimo), il crime movie ibridato con il canonico horror e con tenui sfumature noir, riesce a coinvolgere lo spettatore, tra spaventi centellinati e una trama a incastro ben congegnata che lo accompagna attraverso uno studiato climax narrativo. Dietro il male primario, di cui parla padre Mendoza al materialista e disilluso Sarchie, quello irrazionale e senza scopo portato dal disordine diabolico, si cela il dramma familiare di un uomo, un agente della polizia, distante dalla famiglia e ossessionato dal dono prezioso che lo rende ricettivo medium. Di straordinaria forza evocativa la fotografia di Scott Kevan, fosca e con ombre e luci intermittenti, così come le lugubri ambientazioni in seminterrati malsani e in quartieri tenebrosi che ritraggono un Bronx talmente maligno da sembrare un vero “fondaco” urbano. Mancano solo le fiamme ardenti dell’Apocalisse.

Trailer: http://youtu.be/wmPyLnbWPIE

 

                                                                                                                             Vincenzo Palermo

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