IL SUD E I BAMBINI DIMENTICATI

© Anita P Peppers – Fotolia.com

L’Italia non è un paese per bambini e adolescenti, li ha dimenticati da tempo, non investe su di loro e sul loro futuro e non li protegge come dovrebbe, e la deriva più grave e riguarda i minori che vivono al sud.

E’ fatta prima di tutto di povertà, più della metà degli under 18 in povertà assoluta del Paese sono nel Mezzogiorno, 417mila su 720mila, dove in un solo anno, tra 2010 e 2011, le famiglie con minori povere sono aumentate del 2 per cento. Per famiglie e minori far quadrare i conti diventa impossibile se anche la spesa sociale comunale che li dovrebbe sostenere è la più bassa d’Italia, 61 euro in media nelle principali regioni meridionali che scendono a 25 in Calabria, contro i 282 dell’Emilia Romagna o i 262 del Veneto. Povertà e disagio colpiscono in particolare chi è più vulnerabile, come le mamme con meno di 20 anni, le “madri bambine”, che sono soprattutto al sud (3,38 per cento a Napoli contro lo 0,97 per cento di Milano) , dove il matrimonio precoce può essere visto come l’unica possibilità di emancipazione dal proprio nucleo familiare d’origine. Se la povertà pesa così tanto sulle piccole spalle di bambini e adolescenti del sud, il percorso di crescita e quello educativo spesso non riescono a fare la differenza in positivo. Nonostante il sole, il benvenuto per gli ultimi arrivati, i bambini da 0 a 2 , è “glaciale”, visto che in regioni come Sicilia, Calabria, Campania e Puglia sono in media solo 5 su 100 quelli presi in carico negli asili nido pubblici o nei servizi integrati, contro i 27 di Valle d’Aosta e Umbria o i 29 dell’Emilia Romagna. Il tempo pieno in alcune regioni del Mezzogiorno è una chimera, supera di poco il 7 per cento in Sicilia e Campania contro la media nazionale del 29 per cento, mentre l’abbandono scolastico precoce nelle stesse regioni riguarda almeno 1 adolescente su 5, come succede anche in Sardegna , e non è completamente sconnesso dallo sfruttamento precoce del mercato del lavoro. Ma fuori dalla scuola ci sono spesso anche i veleni della criminalità organizzata che convive regolarmente con i 681.942 minori residenti nei comuni sciolti per mafia al sud, o quelli delle aree contaminate da impianti siderurgici, chimici, petrolchimici, attività portuali, discariche urbane e industriali fuori controllo che soffocano quasi un milione di bambini e adolescenti, più di 840mila nelle sole Campania e Puglia. Queste le principali forme di disagio e difficoltà che coinvolgono a vari livelli i bambini, gli adolescenti e le loro famiglie che vivono al sud identificate dal nuovo rapporto “Fare Comunità Educante: la Sfida da Vincere” presentato oggi a Napoli in occasione dell’incontro di Crescere al Sud, la rete di associazioni e organizzazioni che nel Mezzogiorno nata un anno fa che si occupa attivamente della promozione e tutela dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza promossa da Save the Children e Fondazione con Il Sud.

 «Di fronte al fatto che bambini e le bambine che nascono e crescono al sud sono sempre più ai margini, quasi invisibili ed esposti da subito al disagio è indispensabile una inversione di rotta. Per questo abbiamo unito le nostre forze dando vita a Crescere al Sud, per puntare ad un ribaltamento dell’approccio in materia di welfare – ha dichiarato Claudio Tesauro, presidente di Save the Children Italia -. I servizi per l’infanzia e l’adolescenza sono uno strumento imprescindibile soprattutto in presenza della crisi e a maggior ragione dove questa colpisce di più. La spesa pubblica, soprattutto quella destinata ai minori, non è un costo ma piuttosto un investimento fondamentale che “paga” sia intermini di tutela di diritti che in un’ottica di razionalizzazione e risparmio per il futuro».

 Per Carlo Borgomeo, presidente della Fondazione con il Sud, «l’incontro di oggi rappresenta una tappa importante del percorso avviato lo scorso con Save the Children e decine di altre organizzazioni perché da una parte dimostra che lavorare insieme, mettere a frutto esperienze, culture e competenze tra loro differenti è possibile e praticabile; dall’altra, pone soprattutto una questione politica e culturale fondamentale: non si può pensare a nessuna forma di sviluppo e di futuro se non si parte dalle condizioni di vita dei nostri ragazzi, dal capitale sociale e dalla capacità del nostro Sud di fare comunità». All’incontro, che vede la presenza dei rappresentanti di tutte le associazioni e organizzazioni che danno vita a Crescere al Sud, hanno partecipato il Sottosegretario al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Cecilia Guerra, e il Sottosegretario al Ministero dell’Istruzione Università e Ricerca, Marco Rossi Doria, oltre agli Assessori all’Istruzione e alle Politiche Sociali del Comune di Napoli Annamaria Palmieri e Sergio d’Angelo, con l’obiettivo di raccogliere e discutere insieme le proposte di intervento contenute nel rapporto.

 «Proponiamo prima di tutto di puntare sul ruolo centrale e decisivo di vere e proprie comunità educanti, aperte e accessibili, costituite attraverso il coinvolgimento e la partecipazione attiva di tutti i soggetti territoriali del pubblico, del privato sociale e del privato che possono concorrere alla realizzazione degli obiettivi, come le famiglie, la scuola, le istituzioni, le forze dell’ordine, le fondazioni, le associazioni, le cooperative sociali, le organizzazioni del volontariato, le società sportive, i centri di ricerca e le università – ha dichiarato Raffaela Milano, direttore dei Programmi Italia-Europa di Save the Children -. Tra le proposte mirate è fondamentale prevedere un impiego specifico e definito in favore dell’infanzia e dei minori dei nuovi fondi europei da negoziare per il periodo 2014-2020, così come puntare ad ottenere una golden rule che scorpori la spesa per infanzia e famiglie con minori dal patto di stabilità. Tra gli strumenti innovativi, proponiamo che l’asilo nido rientri a pieno titolo nel sistema educativo come diritto quindi soggettivo per tutti, e che si configuri come il fulcro di servizi integrati per l’infanzia e le famiglie. Dobbiamo insieme porre in campo con azioni e investimenti adeguati “presidi ad alta densità educativa” che recuperino spazi di informazione, incontro tra generazioni, e attivino percorsi di sostegno per i ragazzi più fragili e le loro famiglie. E’ fondamentale poi estendere, con la dovuta copertura finanziaria da parte dello Stato, il tempo scuola che al sud è estremamente ridotto anche rispetto alle regioni settentrionali».

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