Egitto, tra voglia di islamizzazione ed equilibri geopolitici

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©Sherif9282 – un’immagine del 28 gennaio 2011

Italo Calvino nel romanzo Il Barone Rampante (1957) scrive: «I rivoluzionari sono più formalisti dei conservatori». E forse proprio per questo motivo le immagini di protesta che giungono da diverse zone del mondo (dal Brasile alla Turchia e adesso dall’Egitto) dovrebbero indurre a porci il fatidico perché? Perché queste persone scendono in piazza per protestare? Generalmente le versioni sono due. La prima riguarda i divari sociali e soprattutto le privazioni quotidiane, causate dalla scarsità di lavoro, che queste popolazioni subiscono; la seconda è prettamente politica: i rivoluzionari sono guidati dai cosiddetti “poteri forti” che agiscono nell’ombra e che hanno come unico obiettivo la conservazione dello status quo. Entrambe le versioni sono in genere corrette.

Interessanti, e degne quindi di approfondimento, le rivolte egiziane che hanno costretto – dopo trent’anni di egemonia – il presidente Hosni Mubarak (definito l’ultimo Faraone d’Egitto) alle dimissioni l’11 febbraio 2011, portando il Paese alle elezioni parlamentari, all’approvazione della Costituzione e poi alle presidenziali che hanno decretato, il 30 giugno 2012, la vittoria di Muḥammad Morsi, contestata per ipotetici brogli da parte dei Fratelli Musulmani riuniti nel partito islamista Libertà e Giustizia. Ma, a solo un anno dalle elezioni, è riesplosa la protesta. Perché? Cos’è accaduto nel frattempo e soprattutto cos’è andato storto? Lo chiediamo a Justin Orlando Frosini, docente di Istituzioni di diritto pubblico alla Bocconi di Milano. «L’inizio delle Primavere Arabe è coinciso anche con la crisi finanziaria che ha avuto un effetto negativo sul Governo Morsi, com’è accaduto per esempio in Tunisia e in altri Paesi – spiega Frosini -. L’altro motivo è legato ad alcune politiche dell’esecutivo di Morsi e della Fratellanza Musulmana».

Mohamed Morsi
Mohamed Morsi

Cioè?

Si stava andando verso una forma d’islamizzazione del Paese, come si evince dalla Costituzione, il cui processo di scrittura è stato breve e ha coinvolto pochissimo la comunità internazionale. In molti articoli della Costituzione è evidente che c’è un tentativo di prevedere la sharīʿa come una delle fonti del diritto egiziano; un cambiamento di non poco conto rispetto al precedente regime. Va, comunque, rilevato che c’è una sostanziale differenza tra la posizione della Fratellanza Musulmana e i Salafiti, i quali avrebbero voluto proprio che l’Islam diventasse la primaria fonte del diritto in Egitto, mentre i Fratelli Musulmani sono più moderati. Tutto questo ha disturbato una parte della popolazione egiziana che non vuole vedere il Paese subire un processo d’islamizzazione; il precedente regime, con tutti i suoi difetti, garantiva una certa laicità dello Stato.

Chi sono i Fratelli Musulmani?

Questo movimento si è diffuso in vari Paesi Arabi e nel Nord Africa. In genere i Fratelli Musulmani ritengono che la religione islamica debba avere un ruolo di primo piano negli affari dello Stato, anche se poi all’interno del Movimento ci sono posizioni divergenti, sia più moderate, sia più estreme. In Egitto c’è anche il partito al-Nur che fa riferimento ai Salafiti, i quali hanno una posizione più radicale per quanto concerne il rapporto tra lo Stato e l’Islam. I Salafiti, dopo il Golpe Bianco, non hanno voluto come primo ministro El Baradei, perché considerato decisamente troppo laico. Bisogna comunque precisare che, come ha scritto su L’Unità, Lucio Caracciolo, difficilmente l’Egitto potrà essere governato senza il coinvolgimento della Fratellanza Musulmana, che ha un appoggio non indifferente del Paese.

cartina egitto 2Quanto conta l’Egitto a livello internazionale?

Il regime di Mubarak aveva il sostegno degli Stati Uniti, perché l’Egitto è uno Stato cuscinetto che consentiva di mantenere un certo equilibrio. E` un Paese strategico anche grazie al Canale di Suez.

Come stanno cambiando gli equilibri internazionali?

C’è un punto interrogativo sul ruolo degli Stati Uniti in Egitto, perché, secondo alcuni osservatori, questa situazione è stata causata in parte da una minore attenzione degli Americani, in generale, per la politica estera e nello specifico per quest’area del mondo. Francamente non so quanto quest’osservazione sia vera. Secondo la nuova Costituzione, il presidente d’Egitto non può dichiarare guerra in autonomia ma deve avere il consenso del Consiglio Nazionale di Difesa, cioè dell’Esercito; quindi si è avuta l’impressione che anche nella scrittura della Costituzione ci sia stato un intervento decisivo degli Americani, sempre per cercare di mantenere un certo equilibrio geopolitico. E di nuovo entra in gioco la questione della Palestina e di Israele. E` dunque ovvio che – nel momento in cui un presidente della Fratellanza Musulmana non può dichiarare guerra senza il via libera dell’Esercito – il primo Paese che ci viene in mente è proprio Israele. In Egitto comunque dal processo costituzionale è uscito vincitore proprio l’Esercito, che è entrato in campo per spodestare Morsi. Un altro aspetto interessante da sottolineare è il ruolo che ha svolto da molti anni la Corte Costituzione Suprema d’Egitto, la quale ha preso delle decisione molto importanti.

E la Turchia?

Questo Stato ha in comune con l’Egitto o con la Tunisia solo l’elemento religioso. Ma ci sono molte divergenze. La Turchia, che non è un Paese Arabo, prima delle proteste si stava dirigendo verso il consolidamento di uno Stato Democratico Pluralista. A dir il vero – se proprio devo fare una comparazione, per quanto siano molto distanti tra di loro – vedrei più cose in comune tra le proteste in Turchia e le manifestazioni in Brasile, durante la Confederation Cup. Comunque la Turchia costituiva uno dei modelli di laicità dello Stato.

E` convincente l’espressione “Primavera Araba”?

L’espressione “Primavera Araba” dà l’idea che si stia andando verso una democratizzazione di quei Paesi e inoltre con questo termine si accomunano erroneamente Stati che invece hanno storie e tradizioni diverse. Per ora è difficile e prematuro parlare di transizione verso la democrazia.

Maria Ianniciello

I presidenti d’Egitto dal Secondo Dopo Guerra a oggi 

  • Nasser – 1956/ 1970
  • Sadat – 1970/1981
  • Mubarak – 1981/2012
  • Morsi – 2012/2013

 

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