Dark Places – Nei luoghi oscuri: pregi e difetti del film

Dark Places – Nei luoghi oscuri: recensione del film

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«Sono piena di rabbia, la sento crescere dentro di me, è il sangue della mia famiglia, ha qualcosa di sbagliato, avevo otto anni la notte in cui vennero uccise e all’improvviso divenni famosa. L’orfanella del massacro nella fattoria del Kansas. Così, della brava gente mi mandava dei soldi per far nulla che è quello che ho fatto». La voce narrante è di Charlize Theron. La macchina da presa la segue, scandendo i suoi passi veloci, che ci immergono da subito in una realtà oscura, inquietante, forse dai connotati macabri. L’attrice di origini sudafricane veste i panni di Libby Day, personaggio nato dalla penna di Gillian Flynn, già autrice di romanzi di successo, come L’Amore Bugiardo, dal quale è stato tratto l’omonimo film.

E anche da Dark Places – Nei luoghi oscuri, nelle sale dal 22 ottobre, ne è nato un adattamento cinematografico, a metà strada tra il thriller e il dramma di una famiglia. La scrittrice, appassionata di delitti, indaga ancora una volta tra le pieghe di rapporti umani per evidenziare il lato oscuro degli individui. Il regista francese, Gilles Paquet-Brenner, punta la cinepresa su Libby e lo fa mediante  un’attrice (La Theron riveste qui il duplice ruolo di interprete e produttore) diversa per l’aspetto fisico dalla protagonista del libro ma ugualmente credibile nel suo ruolo proprio per la fisicità dirompente, mascolina, che simboleggia la corazza edificata da questo personaggio. Veniamo subito catapultati nel dramma, quando la bambina, oggi donna, interrogata dal poliziotto, con la caviglia fasciata e i capelli che le incorniciano il volto, ammette che a uccidere la madre e le sorelle è stato suo fratello Ben, adolescente appassionato di occultismo.

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Il regista ci trascina così in due universi paralleli, facendoci conoscere gradualmente, senza fretta, con una calma atipica per il contesto, il prima e il dopo.

Dark Places – Nei luoghi oscuri, anche se meno incisivo di alcuni film dello stesso genere, è un buon prodotto. Lontano da capolavori quali per esempio Shutter Island, di questo lungometraggio resterà – ritengo – un tenue ricordo, perché gli spettatori sono mantenuti (non so se consapevolmente) a debita distanza dalla storia. La pellicola ha il merito, tuttavia, di tenerci con il fiato sospeso sino all’ultimo secondo, ricostruendo una vicenda incredibile e tragica, che ci fa capire molto sull’incapacità della mente umana di scindere la verità dalla menzogna e di andare oltre le etichette che inchiodano una persona a priori condannandola non in base alle prove bensì sull’onda dell’emotività collettiva, proprio come vediamo in Fino a prova contraria (2013), film dello stesso genere e ugualmente disarmante. Voto: [usr 3.5]

Dark Places – Nei luoghi oscuri: trailer del film

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